Borse e titoli di risparmio in Italia: evoluzione storica e dinamiche attuali
- Giuseppe Politi
- 4 giorni fa
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Nel panorama finanziario italiano, le borse valori e i titoli di risparmio rappresentano due pilastri fondamentali per la mobilitazione del capitale privato e il sostegno all'economia reale. Storicamente, l’investitore italiano ha dimostrato una marcata propensione alla prudenza, privilegiando strumenti a basso rischio e rendimento stabile, come i Buoni del Tesoro Poliennali (BTP), i Certificati di Credito del Tesoro (CCT) e i libretti postali. Tuttavia, dagli anni ’90 in poi, con la progressiva integrazione nei mercati europei, si è assistito a una graduale apertura verso l’equity, specialmente nel contesto delle privatizzazioni (ENI, ENEL, Telecom Italia), che hanno reso l’investimento in Borsa un’opzione accessibile anche al piccolo risparmiatore.
L’avvento della crisi finanziaria del 2008 ha segnato una cesura profonda. L'indice FTSE MIB ha registrato un crollo di oltre il 70% rispetto ai massimi del 2007, causando una fuga di capitali dal mercato azionario verso asset rifugio. Solo negli ultimi anni, complice la politica monetaria espansiva della BCE e l’affermarsi di strumenti d’investimento più sofisticati (ETF, fondi bilanciati, PIR), si è osservata una timida ripresa della fiducia.
Il risparmio gestito ha assunto un ruolo crescente, con un patrimonio che ha superato i 2.600 miliardi di euro nel 2024. Tuttavia, l’investimento diretto in azioni continua a rappresentare una quota marginale rispetto ad altri strumenti. Gli italiani si confermano risparmiatori più che investitori, con una preferenza per la liquidità e la protezione del capitale.
Sul versante dei titoli di Stato, il ritorno dell’inflazione e la stretta monetaria della BCE hanno riportato i rendimenti reali in territorio positivo, spingendo molti investitori retail verso i BTP a lunga scadenza e, più recentemente, verso i BTP Valore, strumenti pensati per attrarre risparmio domestico. Le emissioni hanno registrato una forte domanda, indice di una persistente sfiducia nel mercato azionario e nella capacità delle imprese italiane di generare ritorni sostenibili nel medio-lungo periodo.
In conclusione, il mercato finanziario italiano resta dominato da una logica conservativa, che premia stabilità e rendimento certo rispetto alla volatilità del mercato azionario. Il rilancio della Borsa italiana passa da una maggiore cultura finanziaria, da un rafforzamento del mercato primario e da una fiscalità che premi l’investimento di lungo termine in capitale produttivo.
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