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Trump rilancia la sfida economica all'Europa: tra dazi e stablecoin, gli USA puntano a rafforzare il dollaro e colpire l'euro

L’amministrazione di Donald Trump sta mettendo in atto una strategia economica aggressiva nei confronti dell’Europa, con l'obiettivo di rafforzare il dollaro e indebolire l'euro. Due strumenti principali emergono in questo piano: nuovi dazi sulle importazioni europee e il lancio di una stablecoin statunitense legata al dollaro. Queste mosse si inseriscono in un contesto di crescenti tensioni economiche tra Stati Uniti e Unione Europea, portando con sé rischi di una guerra commerciale e di un cambiamento negli equilibri finanziari globali.


I dazi: protezionismo o attacco commerciale?

Fin dall’inizio del suo secondo mandato, Trump ha rilanciato una politica commerciale fortemente protezionistica, puntando il dito contro il deficit commerciale degli Stati Uniti con l’Europa e la Cina. Secondo il presidente americano, le importazioni europee, in particolare nei settori dell’automotive, dell’agroalimentare e dei beni di lusso, rappresentano una minaccia per l’industria americana, che deve essere difesa con l'introduzione di dazi selettivi.


L’imposizione di tariffe del 20-30% su alcune categorie di prodotti provenienti dall’Unione Europea è vista come una mossa per ridurre la concorrenza delle aziende europee negli Stati Uniti, favorendo i produttori americani. Tuttavia, questa politica potrebbe scatenare una risposta altrettanto dura da parte di Bruxelles, portando l'Europa a imporre dazi di ritorsione su beni e servizi americani.


La Commissione Europea ha già dichiarato di monitorare attentamente la situazione e di essere pronta a rispondere con contromisure che potrebbero colpire le esportazioni americane di tecnologia, energia e beni di consumo. L’Unione Europea non intende subire passivamente una politica commerciale aggressiva, come già accaduto nel primo mandato di Trump.


Se i dazi venissero pienamente attuati, le ripercussioni potrebbero essere significative:

  • Riduzione degli scambi commerciali tra USA e UE, con un calo del PIL su entrambe le sponde dell'Atlantico.

  • Aumento dell’inflazione negli Stati Uniti, poiché molte merci europee sono essenziali per il mercato americano.

  • Possibile crisi dell’export europeo, con impatti negativi sui settori più esposti (automotive, moda, alimentare).


La stablecoin americana: una minaccia per l'euro?

Accanto alle misure commerciali, l’amministrazione Trump sta lavorando a un progetto finanziario innovativo e controverso: la creazione di una stablecoin statunitense legata al dollaro.


Questa criptovaluta, progettata per essere stabile e ancorata al valore del dollaro, ha l’obiettivo di rafforzare la supremazia del biglietto verde nel panorama finanziario internazionale. La stablecoin americana potrebbe essere utilizzata per:

  • Facilitare transazioni internazionali più rapide e sicure, bypassando circuiti bancari tradizionali.

  • Offrire un’alternativa più stabile rispetto alle criptovalute volatili, come Bitcoin o Ethereum.

  • Indebolire la posizione dell’euro nei mercati emergenti, rendendo il dollaro digitale un riferimento globale per le transazioni internazionali.


Alcuni analisti vedono questa mossa come un attacco diretto alla moneta unica europea, che potrebbe subire una perdita di fiducia e una minore domanda nei mercati finanziari internazionali. Un indebolimento dell’euro significherebbe un’Europa meno competitiva e più vulnerabile agli shock finanziari globali.


Le fragilità economiche nascoste degli Stati Uniti

Dietro queste strategie aggressive si celano, però, fragilità economiche che l’amministrazione Trump cerca di mascherare.

  1. Debito pubblico alle stelle: Gli Stati Uniti hanno superato il 140% di rapporto debito/PIL, con una crescita esponenziale negli ultimi anni. L’adozione di una stablecoin potrebbe servire a rafforzare la fiducia nel dollaro, stabilizzando l’economia statunitense.

  2. Disuguaglianze interne e crisi del mercato del lavoro: Il protezionismo economico mira a proteggere il lavoro americano, ma molti economisti temono che possa invece ridurre la competitività delle aziende statunitensi nel lungo periodo.

  3. Dipendenza dai mercati globali: Sebbene Trump voglia presentare gli Stati Uniti come autosufficienti, l'economia americana **dipende fortemente dalle importazioni europe

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