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Trump chiede a Putin di fermare la guerra in Ucraina: “Basta con il bagno di sangue”

Durante un’intervista concessa alla CNN il 21 maggio 2025, Donald Trump ha pronunciato parole che hanno immediatamente fatto il giro del mondo. L’ex presidente degli Stati Uniti, oggi candidato per le elezioni presidenziali americane del prossimo novembre, ha rivolto un messaggio diretto a Vladimir Putin, chiedendo la cessazione immediata del conflitto in Ucraina. “Putin deve fermarsi subito. Basta con questo bagno di sangue. È ora di porre fine a questa follia” ha dichiarato Trump, con toni netti e senza riserve, facendo riferimento al conflitto che da oltre due anni ha insanguinato l’Europa orientale.


Il messaggio arriva in un momento in cui la guerra russo-ucraina è tornata ad alzare il livello dello scontro, con un’escalation militare che ha riportato l’attenzione internazionale su un conflitto apparentemente lontano da una risoluzione. Trump ha aggiunto di ritenere che, se rieletto presidente, riuscirebbe a far cessare la guerra “in 24 ore”, dichiarazione che ha già fatto in passato e che continua a utilizzare come punto focale della sua campagna elettorale.


Le reazioni non si sono fatte attendere. Dall’Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky ha accolto con favore le parole dell’ex presidente americano, dichiarando che “qualsiasi pressione internazionale che porti alla fine dell’aggressione russa è benvenuta, soprattutto se arriva da una figura influente come Donald Trump, che potrebbe nuovamente assumere un ruolo di primo piano sulla scena globale”. Tuttavia, lo stesso Zelensky ha sottolineato che “non bastano le parole: la pace si costruisce con impegni chiari e soluzioni giuste per la libertà e la sovranità dell’Ucraina”.


La risposta del Cremlino è stata glaciale. Dmitry Peskov, portavoce ufficiale di Vladimir Putin, ha definito le affermazioni di Trump “interferenze nella politica estera russa” e ha ribadito che la Federazione Russa “non si lascia influenzare da slogan elettorali o da pressioni pubbliche internazionali”. Il Cremlino ha anche rilanciato la propria narrazione sul conflitto, parlando ancora una volta di “operazione militare speciale” e difendendo le azioni dell’esercito russo nel Donbass e nei territori occupati.


Le parole di Trump sono state accolte con maggiore scetticismo da parte dell’amministrazione Biden. Il Segretario di Stato Antony Blinken ha risposto affermando che “la diplomazia richiede più di promesse elettorali: servono strategie concrete, coalizioni solide e sostegno continuo all’Ucraina, che sta difendendo la propria esistenza”. Il Partito Democratico ha evidenziato come le dichiarazioni di Trump non siano accompagnate da un piano reale, né da alcun contatto formale con i governi coinvolti nel conflitto.


Sul fronte europeo, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha accolto con cautela le parole dell’ex presidente USA, ribadendo il pieno sostegno dell’Unione Europea al governo di Kiev e ribadendo che “ogni tentativo di negoziato dovrà partire dal rispetto dell’integrità territoriale ucraina”.


L’intervento di Trump ha riportato il conflitto russo-ucraino al centro del dibattito politico statunitense. In un momento in cui gli Stati Uniti stanno rinegoziando gli equilibri delle loro alleanze e si preparano a una stagione elettorale intensa, le parole dell’ex presidente si inseriscono in una strategia più ampia di posizionamento sul piano internazionale. Trump mira a presentarsi come il leader in grado di fermare le guerre e ristabilire la stabilità globale, contrapponendosi alla linea dell’amministrazione Biden basata su sostegno armato e pressione multilaterale.


Dal punto di vista strategico, il tempismo dell’intervento non è casuale. L’iniziativa diplomatica del Vaticano, le missioni di pace dei paesi sudamericani e i recenti colloqui informali avvenuti in Svizzera stanno creando un clima di rinnovata attenzione verso una soluzione negoziale. Trump tenta di inserirsi in questo quadro, proponendo una leadership personale che, secondo lui, sarebbe in grado di ottenere un cessate il fuoco immediato.


In assenza di una reale intermediazione o proposta diplomatica concreta, le parole di Trump restano però dichiarazioni d’intenti. Nonostante ciò, il solo fatto che una figura di tale rilievo internazionale si rivolga direttamente a Vladimir Putin chiedendo la fine delle ostilità apre nuovi scenari e costringe i principali attori geopolitici a prendere posizione.

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