Tregua a Gaza: Israele propone proroga della fase iniziale, Hamas insiste per avanzare alla fase successiva
- piscitellidaniel
- 28 feb
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Il processo di pace tra Israele e Hamas riguardante la tregua nella Striscia di Gaza ha raggiunto un punto critico. Con la prima fase dell'accordo di cessate il fuoco in scadenza il 1° marzo 2025, le due parti mostrano divergenze significative sulle mosse future. Israele propone un'estensione di sei settimane della fase iniziale, mentre Hamas preme per passare immediatamente alla seconda fase dell'accordo.
La proposta israeliana per l'estensione della prima fase
Fonti della sicurezza egiziane hanno riferito a Reuters che la delegazione israeliana, attualmente impegnata nei negoziati al Cairo, sta cercando di ottenere una proroga di sei settimane della prima fase del cessate il fuoco. Questa fase ha visto il rilascio di 33 ostaggi israeliani (25 vivi e 8 deceduti) e la liberazione di oltre 640 prigionieri palestinesi da parte di Israele. Tuttavia, fonti mediatiche israeliane indicano che le possibilità di un accordo immediato per l'estensione sono basse, poiché i negoziati sui termini della continuazione sono ancora in una fase iniziale.
La posizione di Hamas: avanzare alla seconda fase
Hamas si oppone fermamente alla proroga della prima fase e insiste per procedere immediatamente con la seconda fase dell'accordo. Il gruppo ha esortato la comunità internazionale a esercitare pressioni su Israele affinché rispetti integralmente i termini concordati e avvii senza ritardi la fase successiva. In un comunicato diffuso da Al-Jazeera, Hamas ha dichiarato il suo "pieno impegno" nell'attuazione di tutte le disposizioni dell'accordo in tutte le sue fasi e dettagli.
Dettagli delle fasi dell'accordo
La prima fase, della durata di 42 giorni, è stata caratterizzata dal rilascio di ostaggi e prigionieri e da una relativa calma nella regione. Con la sua conclusione imminente, restano ancora 59 ostaggi nelle mani di Hamas a Gaza, di cui si ritiene che 24 siano ancora vivi. La seconda fase dell'accordo prevede:
Rilascio dei restanti ostaggi israeliani: un passo cruciale per alleviare le tensioni e promuovere la fiducia tra le parti.
Ritiro delle forze israeliane dal corridoio di Philadelphi: una zona strategica al confine tra Gaza ed Egitto. Tuttavia, l'IDF ha annunciato il 27 febbraio che non intende evacuare questa area, sollevando ulteriori preoccupazioni riguardo all'implementazione dell'accordo.
Cessazione definitiva delle ostilità: mirando a porre fine al conflitto iniziato il 7 ottobre 2023, quando Hamas lanciò un attacco su larga scala contro Israele.
La terza fase dell'accordo, ancora in fase di definizione, dovrebbe concentrarsi sulla ricostruzione della Striscia di Gaza attraverso un piano di sviluppo della durata compresa tra tre e cinque anni, supervisionato da enti internazionali. Questo piano ha suscitato dibattiti, soprattutto dopo la diffusione di un video del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha generato polemiche sulla natura e le modalità della ricostruzione proposta.
Sfide e prospettive future
Le divergenze tra Israele e Hamas riguardo alla progressione dell'accordo evidenziano le profonde sfide nel processo di pace. Mentre Israele sembra preferire un approccio più cauto, estendendo la fase iniziale per consolidare i risultati ottenuti, Hamas insiste sulla necessità di avanzare rapidamente per affrontare le questioni fondamentali e alleviare le sofferenze della popolazione di Gaza.
La comunità internazionale svolge un ruolo cruciale in questo contesto, sia come mediatrice che come garante dell'implementazione degli accordi. La pressione internazionale potrebbe essere determinante per superare l'impasse attuale e promuovere una pace duratura nella regione.
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