Tajani: nessuna truppa italiana in Ucraina, l’Italia punta su diplomazia e ruolo ONU
- piscitellidaniel
- 27 mar
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Il governo italiano ha confermato ufficialmente la propria posizione in merito all’eventuale invio di truppe italiane sul suolo ucraino: «non è prevista alcuna partecipazione nazionale a una forza militare sul terreno». A ribadirlo è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante l’audizione alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, affiancato dal ministro della Difesa Guido Crosetto, nell’ambito della comunicazione annuale sulle missioni internazionali. L’intervento ha chiarito definitivamente l’orientamento del governo Meloni: sostegno all’Ucraina, ma attraverso canali diplomatici, strumenti multilaterali e in stretta collaborazione con l’ONU e gli alleati euro-atlantici.
Il messaggio arriva in un momento delicatissimo per l’equilibrio geopolitico europeo. Da settimane si rincorrevano indiscrezioni su una possibile apertura, da parte di alcuni Paesi europei, alla creazione di una “missione sul terreno” per monitorare e garantire il cessate il fuoco in Ucraina. Ma l’Italia ha voluto subito smarcarsi da ogni ipotesi di intervento diretto. Tajani è stato netto: «Nulla può essere deciso sul futuro dell’Ucraina senza gli ucraini. Nulla può essere deciso sulla sicurezza dell’Europa senza gli europei».
L’unica soluzione sostenibile, secondo il titolare della Farnesina, deve prevedere un coinvolgimento pieno e autorizzato delle Nazioni Unite, all’interno del quadro decisionale del Consiglio di Sicurezza. Ciò implica, inevitabilmente, anche la partecipazione di attori come Russia e Cina, membri permanenti con diritto di veto, a conferma delle forti complessità diplomatiche che ostacolano qualsiasi soluzione imposta dall’esterno.
Il governo italiano, ha sottolineato Tajani, è impegnato a costruire un sistema di garanzie di sicurezza “solide ed efficaci” per l’Ucraina, in sinergia con gli Stati Uniti e i partner europei. L’impegno diplomatico di Roma si muove su più livelli: supporto alle iniziative ONU, sostegno ai corridoi umanitari, pressione per la restituzione dei bambini ucraini deportati e per il rilascio dei prigionieri di guerra. La linea resta coerente con quanto già espresso in passato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, impegnata in questi giorni a Parigi per incontri con i principali leader occidentali proprio sul tema della sicurezza nel continente europeo.
Crosetto, dal canto suo, ha espresso l’esigenza di rafforzare in futuro le capacità operative dell’Italia, a partire da un incremento dell’organico militare. Il ministro della Difesa ha dichiarato che «presto dovremo decidere di aumentare l’organico delle forze armate», con l’obiettivo di affrontare una situazione internazionale “sempre più instabile” e rispondere alle richieste della NATO su una maggiore proiezione militare dell’Europa. La dichiarazione di Crosetto evidenzia come, pur mantenendo una linea di non intervento diretto in Ucraina, il governo stia preparando un rafforzamento strutturale della difesa nazionale, in linea con gli standard richiesti dall’Alleanza Atlantica.
Durante il suo intervento, Tajani ha anche commentato positivamente l’accordo sulla navigazione nel Mar Nero, raggiunto a fine marzo, sottolineandone il valore strategico per l’esportazione del grano ucraino e la sicurezza alimentare globale, in particolare del continente africano. Ha inoltre menzionato l’importanza della moratoria sui bombardamenti delle infrastrutture energetiche, e ha insistito sul rispetto del diritto internazionale umanitario come precondizione per ogni percorso di tregua.
Nel suo discorso, il ministro degli Esteri ha riservato parole forti anche per la Russia: «È Mosca che deve decidere se vuole la pace oppure no». L’Italia, ha detto, continuerà a sostenere tutte le iniziative diplomatiche “credibili” volte al cessate il fuoco, ma la responsabilità principale del conflitto resta nelle mani del Cremlino.
Il richiamo finale all’unità transatlantica è stato un altro punto cardine dell’intervento. Tajani ha definito “cruciale” la coesione tra Europa e Stati Uniti, sottolineando come qualsiasi frattura tra le due sponde dell’Atlantico rappresenterebbe una vittoria per le autocrazie e i populismi. Da qui, anche il rinnovato invito ai Paesi europei a investire di più nella difesa comune: «Spendere per la difesa non è un lusso, ma una necessità», ha detto il ministro, richiamando l’obiettivo del 2% del PIL da destinare alle spese militari, richiesto dalla NATO.
L’intervento di Tajani e Crosetto segna quindi un punto fermo: nessun coinvolgimento militare italiano in Ucraina, ma rafforzamento del ruolo internazionale dell’Italia attraverso la diplomazia multilaterale, la cooperazione euro-atlantica e un rafforzamento interno delle capacità difensive. Un messaggio chiaro agli alleati, ma anche alla popolazione italiana, tradizionalmente poco incline a sostenere interventi militari all’estero, specialmente in uno scenario tanto complesso come quello ucraino.
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