Servizi digitali e P.A.: il futuro dell’efficienza passa dalla semplificazione
- Giuseppe Politi
- 26 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Il rapporto tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione italiana si gioca su un fronte cruciale: la digitalizzazione dei servizi. Dopo anni di piani strategici, fondi europei, piattaforme unificate e app ufficiali, l’obiettivo non è più solo quello di “andare online”, ma di costruire un ecosistema amministrativo realmente efficiente, interoperabile e trasparente.
Tuttavia, a fronte di alcuni progressi – come il potenziamento dello SPID, l’integrazione delle anagrafi comunali, o la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico – restano ampie sacche di inefficienza, disomogeneità e disorientamento operativo. Il rischio è quello di una modernizzazione formale senza impatto reale sulla qualità del servizio pubblico.
Un mosaico di piattaforme disaggregate
Uno dei principali ostacoli è la frammentazione. Ogni amministrazione – comunale, regionale o centrale – ha costruito negli anni le proprie interfacce digitali, spesso incompatibili tra loro. Le piattaforme non comunicano, i database non si integrano e le esperienze utente risultano confuse e ridondanti.
Un cittadino può, ad esempio, trovare semplice ottenere il Green Pass o accedere al portale INPS, ma trovarsi completamente disorientato quando deve interagire con un’anagrafe, una camera di commercio o una ASL. L’assenza di un design funzionale e omogeneo allontana gli utenti digitali, spingendoli ancora verso lo sportello fisico.
Le imprese e la burocrazia digitale
Dal lato delle imprese, il problema si amplifica. Per avviare un’attività, gestire le pratiche fiscali, aggiornare i registri o partecipare a un appalto, le imprese devono spesso navigare tra più piattaforme, ciascuna con credenziali diverse, formati diversi e logiche non interoperabili.
Lo sportello unico per le attività produttive (SUAP), in teoria semplificato, in pratica è spesso poco aggiornato o ancora cartaceo in molte aree. Il sistema di comunicazione delle imprese (ComUnica), pur innovativo, si scontra con vincoli tecnici che rendono la user experience difficile per chi non dispone di strumenti di intermediazione professionale.
PNRR e digitalizzazione: a che punto siamo
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha destinato oltre 6 miliardi di euro alla digitalizzazione della PA. Alcuni risultati iniziano a emergere:
migrazione dei sistemi su cloud certificati;
attivazione dell’identità digitale unica;
progressivo adeguamento alla piattaforma nazionale dati.
Tuttavia, la tempistica resta un problema. Le gare sono lente, le competenze interne scarse, i ritardi nella formazione cronici. Il personale pubblico, in particolare nei piccoli comuni, non sempre è in grado di gestire i nuovi strumenti, generando un cortocircuito tra innovazione e capacità d’uso.
Cosa chiedono i cittadini
Secondo le più recenti indagini di customer satisfaction, i cittadini chiedono alla PA tre cose:
chiarezza: testi comprensibili, iter trasparenti, riduzione dei passaggi inutili;
rapidità: tempi certi per risposte e autorizzazioni, anche automatizzate;
accessibilità: siti responsive, compatibilità mobile, assistenza in tempo reale.
Molti Comuni, invece, continuano a pubblicare atti in formato PDF scannerizzato, senza struttura logica, rendendo le ricerche documentali praticamente impossibili. La PA resta spesso autoreferenziale, più attenta alla correttezza formale degli atti che all’efficacia per l’utente.
Le soluzioni: design, dati e interoperabilità
Per superare questo impasse, servono azioni integrate:
investire in service design e user experience;
sviluppare un’unica dashboard nazionale per cittadini e imprese, da cui accedere a tutti i servizi;
costruire API aperte e sicure tra i diversi database pubblici;
premiare le amministrazioni che adottano modelli operativi realmente digitali, non solo “informatizzati”.
Fondamentale anche una strategia di digital inclusion, che non lasci indietro gli anziani, i migranti, le persone con disabilità. Senza accessibilità, non c’è efficienza reale.
La sfida della digitalizzazione della pubblica amministrazione non è tecnologica, ma culturale. Non si tratta di “mettere online” quello che esisteva su carta, ma di ripensare i processi in chiave digitale. Solo così sarà possibile avere una PA davvero al servizio di cittadini e imprese, capace di liberare tempo, risorse e opportunità per lo sviluppo economico del Paese.
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