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Riduzione dell'IVA sulle ostriche: da bene di lusso a risorsa per l'acquacoltura italiana

Il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha recentemente proposto una riduzione dell'IVA sulle ostriche, attualmente tassate al 22%, al fine di renderle più accessibili ai consumatori e sostenere gli allevatori italiani. Questa iniziativa mira a trasformare le ostriche da prodotto di nicchia a componente significativa dell'acquacoltura nazionale, offrendo nuove opportunità economiche e affrontando le sfide poste da specie invasive come il granchio blu. 


Il contesto attuale dell'ostricoltura in Italia

Negli ultimi anni, l'allevamento di ostriche in Italia ha registrato una crescita costante. Regioni come Lazio, Sardegna, Liguria e l'intera fascia adriatica hanno visto un aumento delle attività ostricole, con una produzione media nel triennio precedente alla pandemia di circa 170 tonnellate all'anno. Questo incremento è stato favorito dalla diversificazione delle produzioni negli impianti esistenti e dall'ingresso di nuove realtà produttive. ​c


La crescente disponibilità di ostriche di allevamento, sia nazionali che di importazione, ha contribuito a una riduzione dei prezzi, rendendo questo mollusco sempre più accessibile. Tuttavia, l'aliquota IVA al 22% continua a classificare le ostriche come bene di lusso, limitandone la diffusione sul mercato interno.​


L'iniziativa del ministro Lollobrigida

Durante una degustazione di ostriche al Senato, promossa dal senatore Alberto Balboni, il ministro Lollobrigida ha sottolineato l'importanza di abbassare l'IVA su questo prodotto. Secondo il ministro, le ostriche non dovrebbero essere considerate un bene di lusso, ma un alimento sano derivante dal prezioso lavoro degli acquacoltori. Ridurre l'IVA permetterebbe a un numero maggiore di consumatori di acquistare ostriche, creando al contempo ricchezza e reddito per le comunità coinvolte nell'allevamento di questi molluschi. 


La minaccia del granchio blu e la resilienza delle ostriche

Una delle principali motivazioni dietro la proposta di riduzione dell'IVA è la necessità di sostenere gli allevatori colpiti dalla proliferazione del granchio blu, una specie invasiva che ha messo in difficoltà la venericoltura e la mitilicoltura italiane. Il governo è intervenuto stanziando circa 49 milioni di euro e nominando un commissario per affrontare questa emergenza. Le ostriche, essendo più resistenti al granchio blu, rappresentano una valida alternativa per gli acquacoltori in difficoltà. 


Benefici attesi dalla riduzione dell'IVA

Abbassare l'IVA sulle ostriche dal 22% al 10% potrebbe avere diversi effetti positivi:​

  • Accessibilità per i consumatori: un prezzo più competitivo renderebbe le ostriche un'opzione alimentare più diffusa, ampliando la base di consumatori.​

  • Sostegno agli allevatori: una tassazione ridotta incentiverebbe gli investimenti nel settore ostricolo, offrendo agli acquacoltori una fonte di reddito alternativa e stabile.​

  • Allineamento fiscale con altri prodotti ittici: molti prodotti della pesca e dell'acquacoltura beneficiano di aliquote IVA ridotte; estendere questo trattamento alle ostriche eliminerebbe disparità fiscali nel settore.

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