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Proposta di legge per la riduzione dell'orario di lavoro a 32 ore settimanali: dibattito acceso alla Camera

Il 12 febbraio 2025, la Camera dei Deputati ha avviato la discussione su una proposta di legge che mira a ridurre l'orario di lavoro settimanale da 40 a 32 ore, mantenendo invariata la retribuzione. La proposta, frutto dell'unificazione di testi presentati da Nicola Fratoianni (Alleanza Verdi e Sinistra), Giuseppe Conte (Movimento 5 Stelle) e Arturo Scotto (Partito Democratico), intende promuovere modelli organizzativi che favoriscano una migliore conciliazione tra vita professionale e personale, incentivando al contempo investimenti in formazione e innovazione tecnologica.


Principali punti della proposta

La proposta di legge prevede che, attraverso la contrattazione collettiva nazionale, territoriale e aziendale, si possano definire modelli organizzativi che riducano progressivamente l'orario normale di lavoro fino a 32 ore settimanali, distribuite su quattro giorni, senza alcuna diminuzione salariale. Per sostenere le imprese in questa transizione, sono previsti esoneri contributivi per un periodo di 36 mesi dall'entrata in vigore della legge:

  • Esonero del 30%: per i datori di lavoro privati, esclusi i settori agricolo e domestico.

  • Esonero del 50%: per le piccole e medie imprese.

  • Esonero del 60%: per le attività considerate usuranti o gravose.

Inoltre, la proposta vieta l'utilizzo di lavoro straordinario per compensare la riduzione dell'orario e istituisce un Osservatorio nazionale sull'orario di lavoro presso l'INAPP, incaricato di monitorare gli effetti economici e sociali della riduzione oraria.


Reazioni politiche e dibattito parlamentare

Il dibattito parlamentare è stato caratterizzato da tensioni tra maggioranza e opposizione. La maggioranza ha richiesto il rinvio della proposta in Commissione Lavoro, sollevando preoccupazioni riguardo alle coperture finanziarie necessarie per gli esoneri contributivi previsti. Walter Rizzetto (Fratelli d'Italia), presidente della Commissione Lavoro, ha stimato che la misura potrebbe comportare minori entrate contributive per oltre 8 miliardi di euro annui.


L'opposizione ha criticato la decisione, accusando la maggioranza di voler insabbiare una riforma ritenuta fondamentale per l'evoluzione del mercato del lavoro italiano. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha dichiarato: "La destra fa sempre la stessa mossa: quando si tratta dei diritti di chi lavora, sceglie sempre la strada dell’insabbiamento, del rinvio, della fuga".


Prospettive future

Nonostante le divergenze politiche, la proposta ha riacceso il dibattito sulla necessità di riformare l'orario di lavoro in Italia, in linea con sperimentazioni già avviate in altri Paesi europei. La riduzione dell'orario di lavoro, a parità di salario, è vista da alcuni come una soluzione per migliorare il benessere dei lavoratori, aumentare la produttività e favorire una distribuzione più equa del lavoro. Tuttavia, restano da affrontare le sfide legate alle coperture finanziarie e all'impatto sulle imprese, soprattutto in settori caratterizzati da margini ridotti.


Il percorso legislativo della proposta appare incerto, ma il confronto in atto potrebbe rappresentare un passo importante verso una modernizzazione delle politiche del lavoro nel Paese.

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