Professioni del futuro: tra algoritmi, soft skills e nuovi bisogni sociali
- Giuseppe Politi
- 15 apr
- Tempo di lettura: 1 min
Il mondo delle professioni sta vivendo una rivoluzione silenziosa ma profonda. Digitalizzazione, automazione e transizione ecologica stanno modificando strutturalmente il lavoro intellettuale. Le professioni tradizionali, come quelle legali, fiscali o sanitarie, non scompaiono ma si trasformano, ibridandosi con competenze tecnologiche, gestionali e relazionali. Al tempo stesso, emergono nuove figure: dal sustainability manager all’analista dei big data, dal consulente in cyber risk al designer di intelligenze artificiali. La conoscenza tecnica non basta più. Servono soft skills: pensiero critico, empatia, leadership adattiva. L’università è in ritardo su questi trend, mentre si moltiplicano master, corsi executive e percorsi formativi privati. Il lavoro del futuro sarà meno gerarchico, più mobile, spesso freelance. Ma anche più vulnerabile. Le politiche pubbliche devono anticipare queste evoluzioni: tutela previdenziale per i nuovi professionisti, welfare flessibile, percorsi di upskilling continui. Il capitale umano resta il vero asset. Ma deve essere continuamente aggiornato.
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