Lavoro, AI e dazi: l’Italia nel biennio 2025-2026
- Giuseppe Politi
- 7 giorni fa
- Tempo di lettura: 2 min
Il mercato del lavoro italiano sta affrontando una trasformazione profonda, sospinta da due forze convergenti: da un lato, l’intelligenza artificiale e l’automazione avanzata, che stanno riconfigurando mansioni, competenze e catene del valore; dall’altro, la crescente instabilità degli scambi internazionali, con il ritorno di politiche protezionistiche e daziari che rimettono in discussione le catene produttive globali.
Secondo le previsioni congiunte di Eurostat e OCSE, il tasso di occupazione in Italia potrebbe crescere di circa lo 0,6% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026, sostenuto in parte dalla ripresa dei servizi, dal turismo e da una progressiva espansione dei settori legati alla transizione ecologica e digitale. Tuttavia, questa dinamica cela al suo interno una forte polarizzazione: da un lato emergono profili altamente specializzati in campo ingegneristico, informatico e ambientale; dall’altro, persistono sacche di bassa qualificazione e precarietà, specie nel Sud e tra i giovani.
L’intelligenza artificiale generativa e predittiva impatterà significativamente le professioni ad alta intensità cognitiva e amministrativa: settori come il legale, la contabilità, il marketing e l’assistenza clienti subiranno un processo di ridefinizione che potrebbe portare, secondo McKinsey, alla riconversione o perdita di almeno il 10-15% dei posti attuali entro il 2026. Parallelamente, si apre un ampio spazio per l’upskilling e il reskilling professionale, con la necessità urgente di rafforzare i programmi formativi continui e le sinergie tra università, ITS e impresa.
A complicare ulteriormente lo scenario, il ritorno dei dazi e delle guerre commerciali – in particolare tra USA e Cina e tra Europa e India – sta modificando le rotte del commercio internazionale, con impatti su export, occupazione industriale e catene di approvvigionamento. L’Italia, fortemente integrata nei flussi europei ed euro-mediterranei, dovrà rinegoziare la propria posizione strategica attraverso accordi bilaterali e regionali, in un contesto di crescente regionalizzazione della produzione.
La ridefinizione del concetto di “lavoro produttivo” si accompagna alla spinta verso il lavoro ibrido, alla crescita delle piattaforme digitali e alla diffusione di nuovi modelli contrattuali. La sfida normativa sarà duplice: garantire tutele adeguate ai lavoratori in nuovi ecosistemi professionali e, nel contempo, incentivare la produttività e l’inclusione generazionale. In questo senso, la riforma degli ammortizzatori sociali e l’evoluzione del salario minimo legale torneranno al centro del dibattito politico nel 2025.
Il biennio 2025-2026 si configura dunque come un tornante cruciale per il lavoro italiano: tra l’opportunità di un salto evolutivo e il rischio di una marginalizzazione sistemica, la capacità di governance, innovazione e mediazione sociale sarà l’elemento chiave per trasformare le discontinuità in leva di sviluppo.
Yorumlar