La separazione delle carriere in magistratura: il dibattito tra riforma e indipendenza giudiziaria
- Luca Baj
- 9 mar
- Tempo di lettura: 2 min
Il tema della separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante è da tempo al centro del dibattito politico e giuridico italiano. Recentemente, il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha espresso preoccupazioni riguardo a una possibile riforma in tal senso, sottolineando i rischi che essa potrebbe comportare per l'indipendenza della magistratura e, di conseguenza, per la tutela dei cittadini.
La proposta di riforma del Governo Meloni
Nel gennaio 2023, il Governo Meloni ha presentato al Parlamento un disegno di legge costituzionale volto a separare le carriere dei magistrati giudicanti e requirenti. La riforma prevede, tra l'altro, la creazione di due distinti Consigli Superiori della Magistratura (CSM) e l'istituzione di un'Alta Corte disciplinare. Secondo i promotori, questa separazione sarebbe necessaria per garantire l'equità del processo e l'imparzialità del giudice, eliminando possibili commistioni tra le funzioni di accusa e giudizio.
Le critiche alla riforma
Diversi esponenti del mondo giuridico e politico hanno sollevato obiezioni alla proposta. Il Consiglio Superiore della Magistratura, nel gennaio 2025, si è espresso a larga maggioranza contro il disegno di riforma costituzionale, ritenendo che la separazione delle carriere comprometterebbe l'indipendenza della magistratura. Anche il Consiglio Nazionale Forense ha manifestato contrarietà al progetto, affermando che l'introduzione di due distinti concorsi di accesso alla magistratura requirente e giudicante sia l'unico modo per pervenire alla separazione delle carriere.
Le preoccupazioni di Nicola Gratteri
In questo contesto, le dichiarazioni di Nicola Gratteri assumono particolare rilievo. Il procuratore capo di Catanzaro ha avvertito che la separazione delle carriere potrebbe portare a una maggiore dipendenza del pubblico ministero dal potere esecutivo, con il rischio che i pm diventino "a caccia solo di condanne". Secondo Gratteri, ciò potrebbe compromettere l'equilibrio del sistema giudiziario e mettere a repentaglio la tutela dei diritti dei cittadini.
Il dibattito politico
Il dibattito sulla separazione delle carriere si inserisce in un più ampio contesto di discussione sull'efficienza e l'imparzialità degli apparati statali. Già in passato, durante la campagna elettorale del 2022, esponenti politici come Silvio Berlusconi avevano ribadito la necessità di introdurre la separazione delle carriere per garantire che nei processi si confrontassero l'avvocato dell'accusa e l'avvocato della difesa con pari diritti e strumenti, senza che il giudice fosse percepito come un collega del pubblico ministero.
Tuttavia, gli oppositori della riforma temono che essa possa ledere l'indipendenza del potere giudiziario, una garanzia costituzionale fondamentale, provocandone l'assoggettamento al potere esecutivo. In particolare, si paventa che il pubblico ministero, da soggetto imparziale, possa diventare un organo parziale, gerarchicamente posto alle dipendenze del Ministro della Giustizia.
La questione della separazione delle carriere in magistratura rappresenta un nodo cruciale per il futuro del sistema giudiziario italiano. Da un lato, vi è l'esigenza di garantire processi equi e giudici imparziali; dall'altro, la necessità di preservare l'indipendenza della magistratura da possibili influenze politiche. Le preoccupazioni espresse da figure autorevoli come Nicola Gratteri evidenziano la complessità del tema e l'importanza di un dibattito approfondito e condiviso, volto a trovare un equilibrio tra le diverse istanze in gioco.
Comments