La riforma dei condomìni targata FdI spacca la maggioranza: Salvini dice no alla nuova burocrazia e si apre lo scontro politico sulla casa
- piscitellidaniel
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La proposta di riforma delle norme sui condomìni, fortemente voluta da Fratelli d’Italia e discussa all’interno della maggioranza di governo, ha acceso un acceso confronto politico che rischia di incrinare l’unità tra i partiti della coalizione. Il testo, frutto di un articolato lavoro di revisione delle disposizioni civilistiche e amministrative, punta a semplificare alcune procedure decisionali interne ai condomìni e ad aggiornare regole ormai considerate datate rispetto alle esigenze abitative, tecnologiche e di sicurezza degli edifici moderni. Tuttavia, la misura non convince tutti i partner di governo: Matteo Salvini ha espresso un netto dissenso, criticando quella che definisce una “nuova burocrazia” che graverebbe su amministratori condominiali, proprietari e piccoli proprietari di immobili, senza apportare benefici concreti.
Al centro della riforma c’è l’intento di rivedere il ruolo e le responsabilità dell’amministratore di condominio, di rendere più snelle le delibere assembleari in materia di innovazioni impiantistiche e di introdurre strumenti di gestione digitale delle comunicazioni e dei rendiconti. Fratelli d’Italia sostiene che queste modifiche siano necessarie per adeguare il quadro normativo alla realtà contemporanea, dove questioni come efficienza energetica, sicurezza antisismica e uso delle tecnologie digitali richiedono risposte operative più rapide e meno vincolate ai meccanismi tradizionali. Il partito guidato da Giorgia Meloni punta anche a sostenere i proprietari di immobili, semplificando l’accesso agli incentivi legati alla riqualificazione e all’efficientamento degli edifici.
La contrarietà di Salvini non è di principio alla modernizzazione, ma si fonda su una valutazione politica e sociale del provvedimento. Il leader della Lega ha sottolineato come molte delle modifiche proposte rischino di tradursi in adempimenti aggiuntivi e oneri per i cittadini, in particolare per i piccoli proprietari che già affrontano costi considerevoli legati alla manutenzione ordinaria e straordinaria. Per Salvini una riforma dei condomìni dovrebbe concentrarsi su semplificazioni reali e sulla riduzione degli oneri esistenti, piuttosto che introdurre nuovi obblighi amministrativi o requisiti tecnici potenzialmente onerosi. La sua posizione trova eco in una parte di operatori del settore immobiliare, che temono un aumento dei costi di conformità per gli stessi amministratori di condominio.
Il dibattito si inserisce in un quadro politico più ampio, in cui i partiti della maggioranza cercano di bilanciare visioni diverse sul ruolo dello Stato, sulla governance delle regole private e sulla tutela della proprietà. Le divergenze tra FdI e Lega mettono in evidenza come questioni apparentemente tecniche, come quelle legate alla vita condominiale, possano avere un forte impatto politico quando toccano aspetti sensibili come reddito disponibile, spesa delle famiglie e semplificazione amministrativa. Al centro del confronto resta anche il tema della responsabilità degli amministratori di condominio e della necessità di introdurre standard di formazione e certificazione più rigorosi, un altro elemento che divide le posizioni all’interno della maggioranza.
La riforma proposta prevede inoltre un aggiornamento delle regole relative alle assemblee — con l’introduzione di strumenti digitali per la partecipazione e la votazione a distanza — e una revisione dei quorum necessari per approvare le decisioni su spese straordinarie e interventi di innovazione tecnologica. Queste novità sono state accolte con favore da chi vede nella digitalizzazione un mezzo per aumentare la trasparenza e l’efficienza, ma criticate da altri come fonte di complicazioni pratiche e costi aggiuntivi per chi gestisce la vita condominiale quotidiana.
Le tensioni interne alla maggioranza si riflettono anche nelle commissioni parlamentari competenti, dove i lavori di esame del testo procedono tra audizioni di associazioni di proprietari, amministratori e operatori del settore. Le associazioni di consumatori chiedono una maggiore tutela per i condomìni minori e per le famiglie a basso reddito, sottolineando che ogni innovazione normativa deve essere accompagnata da misure di sostegno economico e formativo. Allo stesso tempo, gli ordini professionali degli amministratori ribadiscono la necessità di definire criteri chiari e uniformi per l’esercizio della professione.
Lo scontro politico sulla riforma dei condomìni è destinato quindi a entrare nel vivo nelle prossime settimane, con possibili mediazioni per trovare un equilibrio tra semplificazione, tutela dei cittadini e modernizzazione delle regole. L’esito del confronto non avrà solo implicazioni tecniche, ma rappresenterà anche un importante test per la coesione interna della maggioranza di governo, chiamata a dimostrare la capacità di conciliare istanze diverse all’interno di un quadro legislativo unitario e sostenibile.

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