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L'Europa e la Nuova Strategia di Investimenti per la Difesa

Luca Brivio


Negli ultimi mesi, l’Unione Europea ha intensificato gli sforzi per rafforzare la propria autonomia strategica nel settore della difesa. La crescente instabilità geopolitica ha reso evidente la necessità di ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti e coordinare meglio le spese militari tra i Paesi membri. Per far fronte a questa sfida, Bruxelles sta valutando l’utilizzo di fondi comunitari, inclusi quelli della coesione, per sostenere lo sviluppo dell’industria della difesa e la creazione di infrastrutture strategiche.

Uno degli strumenti chiave in questa nuova strategia è InvestEU, il programma pensato per mobilitare investimenti pubblici e privati in settori prioritari. La Commissione Europea ha proposto di ampliarne la portata, consentendo di destinare ulteriori garanzie finanziarie a progetti legati alla sicurezza e alla difesa. Questo potrebbe sbloccare decine di miliardi di euro per innovazioni tecnologiche, infrastrutture dual use e rafforzamento della competitività industriale europea nel settore militare.

Un altro punto centrale della discussione riguarda i fondi non utilizzati del Recovery and Resilience Facility (RRF), il programma di prestiti istituito per la ripresa post-Covid. Si stima che circa 93 miliardi di euro potrebbero essere riallocati per finanziare la difesa comune, attraverso l’emissione di nuovi bond garantiti dagli Stati membri. Questo approccio, sebbene tecnicamente fattibile, solleva questioni politiche delicate, poiché non tutti i governi sono favorevoli a dirottare risorse originariamente destinate allo sviluppo economico.

Mentre alcuni Stati membri, come la Polonia e i Paesi baltici, accolgono con favore l’idea di rafforzare la spesa militare attraverso i fondi UE, altri – tra cui l’Italia – esprimono preoccupazione per il possibile impatto sulla politica di coesione. La revisione di medio termine della programmazione europea potrebbe offrire un compromesso, consentendo maggiore flessibilità nell’uso delle risorse senza compromettere gli obiettivi di sviluppo regionale. Tuttavia, il dibattito resta aperto e sarà determinante per definire il futuro della difesa europea e delle sue priorità di spesa.

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