Italia 2025-2026: resilienza e transizione nell’economia
- Giuseppe Politi
- 15 apr
- Tempo di lettura: 2 min
L’economia italiana si avvia verso un biennio di transizione strutturale, sospinta da un contesto internazionale in evoluzione e da una dinamica europea ancora fortemente influenzata dalle tensioni geopolitiche e dalle riforme post-pandemiche. Secondo le previsioni aggiornate della Commissione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, il PIL italiano è atteso crescere nel 2025 di circa l’1,1%, per poi rafforzarsi moderatamente nel 2026 intorno all’1,3%, trainato principalmente dagli investimenti pubblici legati al PNRR e da una ripresa più diffusa dei consumi interni.
L’Eurozona, pur rallentata dalla politica monetaria restrittiva della BCE e dalle persistenti incertezze legate al conflitto in Ucraina e alla frammentazione commerciale globale, mostra segnali di stabilizzazione, con una crescita prevista tra l’1,2% e l’1,5% nel biennio considerato. Tuttavia, la differenziazione interna resta marcata: la Germania fatica a ritrovare slancio industriale, mentre Francia e Spagna evidenziano performance più dinamiche, complicando l’armonizzazione delle politiche fiscali e la tenuta del Patto di stabilità.
A livello globale, gli Stati Uniti si confermano resilienti, anche grazie all’effetto moltiplicatore degli investimenti nella transizione energetica e nella manifattura high-tech, ma con una crescita che si attesterà attorno all’1,7% nel 2025. La Cina, invece, oscilla tra una ripresa domestica disomogenea e crescenti difficoltà sul fronte immobiliare e del debito locale, con tassi di crescita più contenuti rispetto al decennio precedente.
Per l’Italia, la sfida cruciale sarà rappresentata dalla capacità di attuazione efficace del PNRR, in particolare nelle componenti digitalizzazione, infrastrutture e innovazione produttiva. Le misure di sostegno alla competitività, incluse le revisioni del credito d’imposta per ricerca e sviluppo e la riforma del sistema degli incentivi, saranno decisive per stimolare la produttività e attrarre investimenti esteri.
Nel medio termine, l’equilibrio macrofinanziario italiano sarà condizionato dall’evoluzione del debito pubblico, che si manterrà sopra il 140% del PIL, e dalla necessità di una disciplina fiscale coordinata con la crescita. La sostenibilità di lungo periodo impone riforme strutturali in ambito pensionistico, sanitario e fiscale, ma anche un ripensamento del modello di sviluppo verso una maggiore autosufficienza strategica, in linea con le nuove direttrici europee di politica industriale.
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