Il governo esclude l’invio di truppe italiane in Ucraina: sostegno a Kiev, ma con ruolo centrale per l’ONU nel cessate il fuoco
- piscitellidaniel
- 26 mar
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Alla vigilia del vertice internazionale di Parigi sulla pace e la sicurezza in Ucraina, il governo italiano chiarisce la propria posizione: nessuna partecipazione di forze militari italiane come contingente nazionale in un eventuale scenario di cessate il fuoco o di stabilizzazione sul terreno. Lo ha affermato Palazzo Chigi con una nota ufficiale al termine di una riunione convocata dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla quale hanno preso parte i vicepresidenti Antonio Tajani e Matteo Salvini e il ministro della Difesa Guido Crosetto.
L’esecutivo ribadisce il pieno sostegno all’Ucraina e conferma l’adesione dell’Italia all’architettura di sicurezza euroatlantica, ma esclude in maniera categorica un coinvolgimento diretto delle proprie forze armate in missioni operative in territorio ucraino. La precisazione arriva in un momento delicato per il dibattito europeo, con alcuni Stati membri, tra cui Francia e Paesi baltici, che spingono per soluzioni più incisive in caso di evoluzione diplomatica del conflitto e nell’ottica di un ipotetico accordo di pace o congelamento del fronte.
Secondo quanto emerso dal confronto tra i vertici del governo italiano, il modello di riferimento per il futuro assetto di sicurezza ucraino dovrà ricalcare in parte l’articolo 5 del Trattato di Washington, il principio fondante della NATO secondo il quale un attacco armato contro un membro dell’Alleanza è considerato un attacco contro tutti. L’idea, avanzata da tempo nel dibattito internazionale, è quella di offrire a Kiev garanzie di sicurezza strutturate, pur senza un’adesione immediata alla NATO, creando un sistema di difesa collettiva su base multilaterale.
La posizione dell’Italia si inserisce dunque in una linea di equilibrio: pieno appoggio politico, diplomatico e logistico a Kiev, ma nessuna apertura a missioni militari autonome che vedano truppe italiane schierate direttamente in Ucraina. A farsi largo è invece l’ipotesi di un ruolo significativo delle Nazioni Unite nella gestione e nel monitoraggio di un eventuale cessate il fuoco, qualora si aprissero spiragli diplomatici concreti. L’ONU, secondo quanto sottolineato da Roma, rappresenterebbe il soggetto più neutrale e autorevole per garantire un presidio imparziale e multilaterale nelle aree di cessazione del conflitto.
Il tema del coinvolgimento delle Nazioni Unite è stato più volte evocato anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e gode di un’ampia condivisione all’interno della diplomazia italiana. In particolare, si ipotizza un meccanismo di verifica e controllo a guida ONU, con il coinvolgimento di osservatori civili e militari provenienti da paesi terzi, che possa fungere da garanzia nei confronti sia della Russia sia dell’Ucraina nel rispetto di eventuali intese.
Al centro della discussione rimane la complessità del contesto geopolitico. La guerra in Ucraina si avvia al terzo anno e le prospettive di un negoziato stabile restano incerte. L’Italia continua a fornire supporto militare a Kiev nell’ambito delle forniture decise a livello NATO e UE, ma l’impegno si è sempre mantenuto entro i limiti previsti dal diritto internazionale e dagli accordi multilaterali. Roma ha finora escluso qualsiasi coinvolgimento che possa essere interpretato come una partecipazione diretta al conflitto.
Il vertice di Parigi sarà l’occasione per aggiornare la linea europea, anche alla luce delle pressioni provenienti da alcuni alleati che spingono per un salto di qualità nella presenza occidentale in Ucraina. La linea italiana resta improntata alla cautela e al rispetto del principio di legalità internazionale, secondo cui ogni missione armata deve essere fondata su un mandato chiaro e legittimo. In questo senso, il riferimento all’ONU non è solo una scelta diplomatica, ma anche un presidio giuridico volto a evitare che si generino scenari ambigui o unilateralismi pericolosi.
Altro elemento emerso dalla riunione è l’importanza strategica di un coordinamento con gli Stati Uniti. Roma considera imprescindibile il ruolo di Washington nella costruzione di qualunque assetto futuro in Europa orientale e ritiene che l’eventuale riconfigurazione del quadro di sicurezza debba passare per una stretta consultazione con la Casa Bianca. Anche per questo, l’Italia punta a rafforzare il proprio profilo nei consessi multilaterali e ad avere un ruolo propositivo nella definizione dei meccanismi di garanzia.
Intanto, sul fronte interno, la posizione del governo italiano sembra voler rispondere anche alle crescenti perplessità dell’opinione pubblica e alle tensioni tra le forze politiche. Il rischio che una partecipazione militare diretta diventi argomento di scontro tra maggioranza e opposizione è elevato, e il chiarimento giunto da Palazzo Chigi appare anche come una misura preventiva per disinnescare polemiche sul coinvolgimento nazionale nel conflitto ucraino.
Il contesto internazionale, segnato anche dalle recenti tensioni con la Russia sul Mar Nero e dalla corsa agli armamenti in Europa, impone prudenza. L’Italia si muove quindi su una linea di sostegno attivo ma equilibrato, cercando di mantenere aperti i canali della diplomazia e di promuovere un ruolo delle istituzioni multilaterali nella costruzione della pace. In questo quadro, il principio del multilateralismo, con l’ONU come fulcro, torna al centro della strategia italiana per l’Ucraina. Una linea che punta alla stabilizzazione senza avventurismi, con uno sguardo realistico alle dinamiche internazionali e alle aspettative degli alleati.
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