Il cuore silenzioso del welfare: il nuovo volto dei servizi amministrativi
- Giuseppe Politi
- 18 apr
- Tempo di lettura: 1 min
CAF, patronati, agenzie multiservizi, studi amministrativi: questo variegato arcipelago di strutture costituisce l’infrastruttura operativa del welfare di prossimità in Italia. Una rete capillare e silenziosa che gestisce milioni di pratiche ogni anno: dichiarazioni fiscali, bonus sociali, pratiche previdenziali, permessi di soggiorno, pensioni, ISEE, successioni, volture. Il settore è oggi in trasformazione profonda, sospeso tra digitalizzazione spinta, nuove funzioni e carichi burocratici crescenti.
L’innovazione tecnologica (SPID, CIE, fascicolo digitale del cittadino, AI applicata alla modulistica) ha cambiato il profilo dell’operatore di sportello: sempre meno “impiegato compilatore”, sempre più consulente integrato, capace di gestire complesse esigenze familiari e sociali. Al tempo stesso, cresce la domanda di servizi personalizzati da parte di cittadini spesso disorientati da una burocrazia mutevole e poco intuitiva. Le agenzie più dinamiche si stanno riorganizzando in network territoriali, offrono sportelli virtuali, customer care evoluto, servizi in cloud, modelli di gestione da vera microimpresa.
Tuttavia, permangono problemi strutturali: bassa marginalità, personale sottopagato, eccessiva dipendenza dai rimborsi pubblici o dai contratti collettivi con i patronati. Serve una riforma del settore, che valorizzi la funzione sociale di queste realtà, introduca criteri di efficienza e trasparenza, favorisca la crescita delle competenze. Perché senza un buon sistema di servizi intermedi, il welfare pubblico rischia di diventare inaccessibile per i cittadini più fragili.
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