Gaza, tensione durante la distribuzione degli aiuti: scontri e colpi d’avvertimento da parte dell’IDF, almeno tre feriti
- piscitellidaniel
- 28 mag
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Il 27 maggio 2025, la distribuzione di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza si è trasformata in un nuovo momento di tensione. Migliaia di civili palestinesi si sono radunati presso un punto di distribuzione nel settore di Muwasi, nei pressi di Rafah, nella parte meridionale della Striscia. L'afflusso massiccio e disorganizzato di persone, spinte dalla fame e dalla disperazione, ha scatenato una situazione caotica che è degenerata rapidamente: i soldati israeliani presenti sul posto hanno esploso colpi d’arma da fuoco in aria come segnale d’avvertimento per disperdere la folla. Il bilancio provvisorio è di almeno tre feriti, secondo quanto riferito da fonti mediche locali.
Il sito era gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione supportata da Israele e Stati Uniti che si è recentemente assunta il compito di distribuire parte degli aiuti umanitari internazionali, bypassando il coordinamento diretto con le Nazioni Unite. Il modello di intervento della GHF si fonda su operazioni autonome, in collaborazione con alcuni attori locali, e si svolge in aree pre-identificate considerate relativamente sicure. Tuttavia, la gestione logistica e la sicurezza dei centri si sono rivelate profondamente inadeguate.
Durante l’incidente di Muwasi, testimoni riferiscono che il flusso di persone verso l’area di distribuzione è stato superiore alle attese. I presenti hanno iniziato a spingere contro le recinzioni del campo, superando le barriere predisposte. I soldati israeliani, nel tentativo di contenere la situazione, hanno prima lanciato ordini vocali di allontanamento e successivamente aperto il fuoco in aria. I proiettili, secondo la versione fornita dall’IDF, non erano destinati ai civili, ma uno dei feriti sarebbe stato colpito da una scheggia provocata dai colpi esplosi nelle vicinanze.
L’episodio ha scatenato forti reazioni da parte delle organizzazioni umanitarie e della comunità internazionale. L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (OCHA) ha dichiarato che simili incidenti dimostrano quanto sia urgente riformare la logistica della distribuzione degli aiuti e garantire un accesso umanitario sicuro, neutrale e coordinato. Medici Senza Frontiere ha pubblicamente condannato la militarizzazione dei centri di aiuto, ribadendo che nessuna forma di assistenza può essere subordinata a criteri di sicurezza imposti unilateralmente.
Le autorità israeliane difendono la validità del modello GHF, sostenendo che l’alternativa, cioè la gestione centralizzata tramite UNRWA, sarebbe troppo vulnerabile alle interferenze di Hamas. Tuttavia, la crescente pressione internazionale e il peggioramento delle condizioni sul terreno stanno rendendo sempre meno sostenibile questo approccio.
Secondo l’ONU, la crisi umanitaria nella Striscia ha raggiunto livelli estremi. Più di mezzo milione di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare acuta, con rischi concreti di carestia. Le infrastrutture sanitarie sono al collasso, l’approvvigionamento idrico è inaffidabile e gli sfollati interni superano i 180.000. Le ultime stime parlano di oltre 54.000 vittime dall’inizio dell’operazione militare israeliana e più di 120.000 feriti.
Il meccanismo di aiuti attualmente in funzione, sebbene sostenuto da alcuni Paesi occidentali, mostra gravi falle. Il caso di Muwasi non è isolato: altri episodi si sono verificati nelle ultime settimane in zone come Khan Yunis e Deir al-Balah, dove le tensioni tra civili disperati e militari armati hanno più volte portato a momenti drammatici.
In questo quadro, l’accesso agli aiuti umanitari rimane uno dei principali nodi del conflitto israelo-palestinese. Il sistema imposto da Israele appare volto a rafforzare il controllo sul territorio, ma al prezzo di una crescente instabilità interna. I civili, nel frattempo, continuano a pagare il prezzo più alto, spesso schiacciati tra esigenze di sopravvivenza e dinamiche militari che non riescono a tenere conto della loro sicurezza.
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