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Entrano in vigore i nuovi dazi tra Stati Uniti e Cina: escalation nelle tensioni commerciali

Il 7 febbraio 2025, alle ore 00:01 (ora di Washington), sono entrati ufficialmente in vigore i nuovi dazi del 10% imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni dalla Cina. Questa misura, annunciata dal presidente Donald Trump all’inizio dell’anno, mira a riequilibrare il deficit commerciale tra le due economie e contrastare quelle che Washington considera pratiche commerciali sleali da parte di Pechino.

L’amministrazione statunitense ha giustificato i nuovi dazi come una necessità per proteggere le aziende americane, accusando la Cina di sovvenzionare in modo eccessivo alcuni settori strategici, come quello delle batterie per veicoli elettrici e l’industria dei semiconduttori. Secondo il Segretario al Commercio, l’obiettivo è quello di riequilibrare le condizioni di mercato, evitando che le aziende statunitensi subiscano concorrenza sleale.


La risposta della Cina: dazi del 15% su energia e auto americane

Pechino non ha tardato a reagire, annunciando l’introduzione di nuove tariffe del 15% su alcuni prodotti statunitensi. A partire dal 10 febbraio 2025, saranno soggetti a dazi aggiuntivi il carbone, il gas naturale liquefatto (GNL) e il petrolio greggio provenienti dagli Stati Uniti. Inoltre, il governo cinese ha imposto un dazio del 10% sui veicoli di grandi dimensioni, i pick-up e alcuni macchinari agricoli americani.

Il ministero del Commercio cinese ha dichiarato che le misure imposte dagli Stati Uniti sono ingiustificate e che la Cina è stata costretta a rispondere per proteggere i propri interessi economici.


Un nuovo capitolo nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina

I nuovi dazi segnano un’escalation nelle tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali, con possibili ripercussioni sull’intero sistema economico globale. Gli esperti avvertono che questa guerra commerciale potrebbe portare:

  • Aumento dei prezzi per i consumatori, poiché molte aziende americane e cinesi trasferiranno i costi aggiuntivi sui prodotti finali.

  • Rallentamento delle catene di approvvigionamento globali, con impatti su settori chiave come l’elettronica, l’automotive e il comparto industriale.

  • Maggiore volatilità nei mercati finanziari, con oscillazioni nei listini azionari e nella fiducia degli investitori.

Secondo alcuni analisti, il peso maggiore ricadrà sui settori più dipendenti dalle importazioni dalla Cina, tra cui l’industria tecnologica e quella manifatturiera statunitense, che si affidano a componenti prodotti in territorio cinese.


Pechino si appella all’OMC e colpisce le aziende americane

La Cina ha presentato un reclamo formale all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), accusando gli Stati Uniti di violare gli accordi internazionali sul commercio. Pechino sostiene che l’imposizione unilaterale dei dazi da parte degli Stati Uniti mina la stabilità economica globale e rappresenta un pericoloso precedente.

Oltre ai dazi, la Cina ha annunciato azioni restrittive nei confronti di aziende statunitensi. Tra le contromisure adottate da Pechino:

  • L’avvio di un’indagine antitrust su Google per presunte violazioni della normativa cinese sulla concorrenza.

  • L’inserimento di Calvin Klein e Tommy Hilfiger nella lista nera delle "entità inaffidabili", accusate di aver adottato politiche discriminatorie nei confronti delle imprese cinesi.

  • Maggiore controllo sulle licenze delle aziende tecnologiche statunitensi che operano in Cina.

Queste mosse dimostrano come la Cina sia pronta a rispondere con fermezza alle politiche protezionistiche statunitensi.



Reazioni globali e possibili scenari futuri

La comunità internazionale osserva con preoccupazione l’evolversi della situazione, temendo una prolungata guerra commerciale che potrebbe aggravare le fragilità economiche globali.

L’Unione Europea ha espresso preoccupazione per le ripercussioni sui mercati internazionali e ha chiesto a Stati Uniti e Cina di avviare negoziati per evitare ulteriori escalation. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha avvertito che un prolungato conflitto tariffario potrebbe ridurre la crescita economica globale di oltre un punto percentuale nei prossimi 12 mesi.

Nel frattempo, le grandi multinazionali stanno rivedendo le loro strategie. Molte aziende, per evitare di subire gli effetti dei dazi, stanno valutando di spostare le proprie catene di approvvigionamento in altri paesi dell’Asia, come il Vietnam e l’India.

L’entrata in vigore dei nuovi dazi tra Stati Uniti e Cina segna un nuovo capitolo nella lunga disputa commerciale tra le due potenze. Sebbene entrambe le parti abbiano espresso disponibilità a negoziare, le posizioni rimangono distanti e il rischio di un’escalation ulteriore è concreto.

Gli effetti di questa guerra commerciale saranno visibili nei prossimi mesi, influenzando i mercati, le imprese e i consumatori. La speranza della comunità internazionale è che le due potenze trovino un compromesso per garantire una stabilità economica globale e scongiurare una crisi commerciale su larga scala.

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