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Conti pubblici italiani in miglioramento: deficit al 3,4% e debito al 135,3%, ma il PIL resta l’incognita

Aggiornamento: 4 mar

L'Italia chiude il 2024 con conti pubblici migliori del previsto, registrando un deficit al 3,4% del PIL e un debito pubblico pari al 135,3% del PIL. Questi dati, pubblicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, confermano una tendenza positiva rispetto alle stime iniziali, grazie a entrate fiscali superiori alle attese e a una gestione prudente della spesa pubblica. Tuttavia, permangono incertezze legate alla crescita economica, che potrebbe influenzare la sostenibilità di questo miglioramento nel lungo periodo.


Deficit e debito sotto controllo

Uno degli aspetti più rilevanti del quadro di finanza pubblica è la riduzione del deficit, che si attesta al 3,4% del PIL, inferiore rispetto alle previsioni governative e agli obiettivi del Documento di Economia e Finanza (DEF). Questo risultato è stato possibile grazie a una combinazione di fattori:

  • Maggiori entrate fiscali, dovute a una crescita dell’occupazione e a un aumento del gettito IVA e delle imposte dirette.

  • Minori spese per interessi sul debito, grazie a un contesto di tassi d’interesse più favorevole rispetto alle attese.

  • Gestione più attenta della spesa pubblica, con un controllo sugli investimenti e sulle misure di sostegno.


Anche il debito pubblico ha mostrato un miglioramento rispetto alle attese, scendendo al 135,3% del PIL, rispetto alle stime che lo vedevano più vicino al 136%. La riduzione è stata possibile grazie a una combinazione di crescita nominale del PIL e controllo delle nuove emissioni di debito, che hanno contenuto il rapporto tra debito e prodotto interno lordo.


L’incognita della crescita economica

Se da un lato i conti pubblici sembrano sotto controllo, dall’altro restano incertezze sulla crescita economica. L’andamento del PIL nel 2024 è stato più debole del previsto, a causa di diversi fattori:

  • Rallentamento della domanda interna, dovuto a una ridotta capacità di spesa delle famiglie a causa dell’inflazione.

  • Frenata degli investimenti privati, legata all’incertezza economica e alle condizioni di finanziamento ancora restrittive.

  • Performance deludente dell’export, influenzato dal rallentamento delle principali economie europee e dalla debolezza della domanda globale.


Questa situazione rappresenta un rischio per il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica nei prossimi anni, perché un PIL debole potrebbe ridurre il gettito fiscale e rendere più difficile mantenere il deficit sotto controllo senza ulteriori misure di risanamento.


Le prospettive per il 2025

Guardando al futuro, il Governo dovrà affrontare sfide cruciali per consolidare i progressi nei conti pubblici e sostenere la crescita economica. Tra i principali temi in agenda ci sono:

  1. Riforme strutturali e investimenti PNRR

    • L’Italia deve accelerare l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), per sfruttare al massimo le risorse europee e stimolare la crescita.

    • Le riforme della pubblica amministrazione, del mercato del lavoro e del fisco saranno determinanti per migliorare la competitività del Paese.

  2. Politica fiscale e riduzione della pressione fiscale

    • Il Governo ha annunciato misure per la riduzione della pressione fiscale, in particolare per le imprese e i redditi medio-bassi.

    • Il bilanciamento tra tagli fiscali e mantenimento della stabilità dei conti pubblici sarà una delle sfide principali.

  3. Gestione del debito pubblico

    • Anche se il rapporto debito/PIL è in calo, resta tra i più alti d’Europa, rendendo l’Italia vulnerabile a eventuali turbolenze finanziarie.

    • La strategia di emissione di nuovi titoli di Stato sarà cruciale per evitare aumenti eccessivi degli oneri sul debito.

  4. Inflazione e tassi d’interesse

    • L’andamento dell’inflazione e le decisioni della Banca Centrale Europea (BCE) sui tassi di interesse avranno un impatto significativo sulla crescita e sui conti pubblici.

    • Un eventuale taglio dei tassi potrebbe favorire una ripresa della domanda e alleggerire il costo del debito pubblico.

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