Caso Epstein, nuove email riaccendono lo scandalo: “Trump sapeva cosa facevo e ha passato ore a casa mia con una ragazza”
- piscitellidaniel
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L’inchiesta sul caso Epstein torna a scuotere la scena politica e giudiziaria americana dopo la pubblicazione di un nuovo gruppo di email inedite, che riaccendono i riflettori sui rapporti tra l’ex finanziere Jeffrey Epstein e diverse figure di spicco della politica e della finanza internazionale. Tra i nomi citati nelle nuove rivelazioni compare nuovamente quello di Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti e attuale candidato alla Casa Bianca, al quale Epstein avrebbe fatto riferimento in uno scambio di messaggi datato 2014, sostenendo che “Trump sapeva cosa facevo” e che “aveva passato ore a casa mia con una ragazza”. Le dichiarazioni emergono dai documenti resi pubblici da un tribunale federale di New York nell’ambito del procedimento di desecretazione di parte dell’archivio elettronico sequestrato a Epstein prima della sua morte.
Le nuove email, analizzate dai procuratori americani, fanno parte di un insieme di oltre 3000 comunicazioni tra Epstein e i suoi collaboratori, e contengono riferimenti a incontri, appuntamenti e contatti con imprenditori, politici e personalità dell’alta società. In particolare, un gruppo di messaggi datato tra il 2012 e il 2015 farebbe riferimento a visite di ospiti illustri nelle residenze private di Epstein, tra cui la villa di Palm Beach e l’isola caraibica di Little Saint James, già al centro delle precedenti indagini per sfruttamento sessuale di minorenni.
Nelle comunicazioni, Epstein descrive rapporti di confidenza con diversi uomini d’affari, tra cui Trump, che sarebbe stato invitato più volte a eventi privati. Una delle email contiene una frase che ha destato particolare attenzione: “Trump sapeva cosa facevo, ma non lo considerava un problema. È rimasto a casa mia per ore, accompagnato da una giovane donna”. I magistrati non hanno per ora confermato la veridicità dei fatti citati, ma la pubblicazione ha riaperto il dibattito sulla rete di relazioni che Epstein intratteneva con i vertici politici statunitensi, alimentando ipotesi e sospetti sulla consapevolezza di alcuni di loro rispetto alle attività illecite del finanziere.
Trump, attraverso il suo ufficio stampa, ha respinto categoricamente ogni accusa, definendo le dichiarazioni “una menzogna diffamatoria priva di qualsiasi fondamento”. L’ex presidente ha ricordato di aver conosciuto Epstein “molti anni fa” ma di aver “interrotto ogni rapporto non appena emerse il suo comportamento inaccettabile”. Le stesse fonti vicine al suo entourage hanno precisato che i presunti incontri risalirebbero a un periodo antecedente all’inchiesta federale avviata nel 2019 e che nessuna accusa penale riguarda Trump o membri della sua famiglia. Tuttavia, la nuova ondata di documenti aggiunge elementi di tensione nel contesto politico americano, in una fase in cui l’ex presidente è già coinvolto in altri procedimenti giudiziari.
Le email di Epstein rivelano anche una fitta rete di contatti con altri personaggi di rilievo, inclusi dirigenti di grandi società finanziarie, accademici, diplomatici e membri di famiglie aristocratiche europee. In diversi passaggi, il finanziere fa riferimento alla sua capacità di “risolvere problemi” per uomini potenti, suggerendo un sistema di favori e di relazioni basato sull’influenza personale. La pubblicazione di questi documenti, ordinata dal giudice federale in nome della trasparenza pubblica, getta nuova luce su un caso che continua a suscitare indignazione per la vastità delle sue ramificazioni e per i vuoti investigativi ancora irrisolti dopo la morte di Epstein nel carcere di Manhattan nel 2019.
Gli investigatori stanno ora cercando di verificare la veridicità delle dichiarazioni contenute nelle email e di stabilire se i riferimenti a Trump e ad altri personaggi pubblici abbiano un fondamento concreto o costituiscano parte delle vanterie tipiche del finanziere. Le autorità federali hanno reso noto che le indagini proseguono anche sulle attività di alcuni collaboratori di Epstein, ancora in libertà, e sulle operazioni finanziarie che avrebbero sostenuto la sua rete di traffici illeciti.
Il contesto giudiziario si complica ulteriormente per le recenti dichiarazioni di alcune vittime, che hanno riconosciuto in alcune delle email diffuse riferimenti indiretti a eventi realmente accaduti. Alcune di esse, già ascoltate in passato dal tribunale, hanno chiesto la riapertura di alcune parti dell’inchiesta per chiarire i rapporti di Epstein con uomini di potere statunitensi e stranieri. Gli avvocati che rappresentano le vittime hanno dichiarato che il materiale contenuto nei nuovi documenti “conferma il carattere sistemico della rete di sfruttamento e il livello di conoscenza di alcuni dei suoi frequentatori”.
Sul piano politico, le rivelazioni arrivano in un momento delicato per Trump, che si prepara alle elezioni con l’obiettivo di consolidare la sua leadership nel Partito Repubblicano. Le opposizioni hanno colto l’occasione per rilanciare le accuse di opacità e per chiedere che venga fatta piena chiarezza sui rapporti avuti in passato con Epstein. Il caso, già da anni terreno di scontro ideologico, rischia ora di avere ripercussioni anche sulla campagna elettorale, alimentando un clima di sospetto e di sfiducia nei confronti delle istituzioni.
L’inchiesta sull’archivio di Epstein continua a rappresentare una ferita aperta nella società americana, in cui si intrecciano potere, denaro e responsabilità morale. Le nuove email, pur non costituendo prove definitive, confermano la complessità di una vicenda che ha messo in crisi la credibilità di intere élite e continua a rivelare i legami oscuri tra finanza, politica e sfruttamento criminale.

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