Renzi apre ai riformisti del centrosinistra: verso una “tenda” comune con l’obiettivo del 6-7%
- piscitellidaniel
- 13 giu
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Matteo Renzi torna al centro del dibattito politico rilanciando l’idea di una federazione riformista che riunisca tutte le anime moderate del centrosinistra. Un progetto ambizioso, battezzato con l’immagine della “tenda riformista”, che mira a superare divisioni storiche e contrapposizioni interne alla sinistra degli ultimi dieci anni. L’ex premier, leader di Italia Viva, ha avviato nelle ultime settimane una serie di interlocuzioni politiche con figure che, nel recente passato, erano state suoi acerrimi critici o addirittura nemici: da Goffredo Bettini, ex stratega del Partito Democratico vicino a Giuseppe Conte, a Gianni Cuperlo, storico esponente della sinistra interna del PD, passando per Andrea Marcucci e Massimo Recalcati.
Al centro di questo rinnovato attivismo c’è un obiettivo chiaro: costruire un’area liberal-progressista autonoma dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle, ma capace di incidere nel futuro assetto del centrosinistra. L’ambizione esplicita, come riportato dal Corriere della Sera, è quella di raggiungere un consenso compreso tra il 6% e il 7% alle prossime elezioni politiche, facendo da ago della bilancia in un eventuale governo di coalizione. Si tratterebbe di un risultato determinante in un quadro politico sempre più frammentato, dove anche pochi punti percentuali possono spostare gli equilibri.
Il nuovo corso renziano si muove su due piani distinti ma complementari. Da un lato, la ricostruzione di una rete politica capace di dialogare con mondi fino a ieri distanti: l’area cattolico-democratica, l’universo degli ex PCI e la componente socialista riformista. Dall’altro, la riproposizione di un’agenda politica che punti sulla crescita, la modernizzazione dello Stato, la semplificazione normativa, il taglio del cuneo fiscale e una maggiore efficienza della macchina pubblica. Temi che Renzi considera “abbandonati” dalla sinistra attuale, troppo sbilanciata – a suo dire – su posizioni massimaliste e populiste.
Il laboratorio della “tenda riformista” non è solo una suggestione teorica. In questi giorni, numerosi esponenti politici e intellettuali stanno lavorando alla definizione di un documento politico condiviso, che fungerà da piattaforma programmatica. Tra i firmatari potenziali, oltre a Bettini e Cuperlo, figurano anche parlamentari del Gruppo Misto, ex dirigenti PD oggi senza collocazione stabile, sindaci e amministratori locali di area centrista. Non si esclude nemmeno un coinvolgimento di +Europa, in particolare dell’area vicina a Benedetto Della Vedova, e di Azione, se Carlo Calenda dovesse aprire a un rinnovato fronte comune dopo le divisioni degli scorsi mesi.
Un ruolo chiave nella nuova strategia è riservato alla comunicazione. Renzi, forte della sua esperienza di oratore e comunicatore, punta a rilanciare una narrazione che si opponga tanto al populismo grillino quanto al radicalismo di sinistra, proponendo una visione pragmatica, europeista e modernizzatrice. A partire dall’autunno, è prevista una serie di eventi pubblici, convention, forum tematici e incontri territoriali per testare l’efficacia del messaggio e misurare il potenziale aggregativo della nuova proposta. Il quartier generale sarà ancora Firenze, ma si guarda con attenzione alle grandi città del Centro-Nord e a contesti urbani dove tradizionalmente l’elettorato moderato-progressista è forte.
La posizione di Renzi sul quadro politico generale resta ferma. L’ex premier non intende tornare nel PD, né vuole subordinarsi a un’alleanza con Conte e il Movimento 5 Stelle. Al contrario, accusa il partito guidato da Elly Schlein di essersi spostato troppo a sinistra, perdendo di vista il mondo produttivo, le professioni, i giovani laureati e il ceto medio urbano. Da qui l’idea di una forza distinta ma dialogante, che possa fungere da cerniera tra l’area governista e quella più radicale. Il modello, almeno nelle intenzioni, è quello delle coalizioni plurali che esistono in altri Paesi europei, come in Spagna o in Germania.
Il ritorno al dialogo con figure come Bettini e Cuperlo è emblematico di un mutamento profondo. Fino a pochi anni fa, i rapporti erano segnati da aspre polemiche, reciproche accuse e visioni inconciliabili. Oggi, invece, prevale una logica di superamento delle fratture interne alla sinistra, in nome della necessità di costruire un’alternativa credibile alla destra. Secondo fonti vicine a Italia Viva, gli incontri tra i protagonisti sono già iniziati, spesso in forma riservata, e si stanno moltiplicando i segnali di convergenza. La presenza di intellettuali come Massimo Recalcati dà alla proposta anche un profilo culturale, con l’intento di elaborare una riflessione sul senso stesso della politica riformista nel XXI secolo.
La nuova fase politica di Renzi non è priva di ostacoli. Le difficoltà nel tenere insieme sensibilità diverse, la frammentazione del quadro politico centrista, le divisioni personali accumulate nel tempo e la concorrenza di altre forze riformiste, rendono il cammino complesso. Tuttavia, l’ex premier conta sulla sua capacità di leadership, sulla sua esperienza governativa e su una rete ancora radicata nei territori per provare a rilanciare un’area politica che si è progressivamente assottigliata. Il riferimento è esplicito: recuperare quello “zoccolo duro” di elettorato riformista che un tempo votava Ulivo, poi PD, e oggi si trova disilluso o disperso tra astensione e voto intermittente.
Nel frattempo, la direzione di Italia Viva si prepara a un congresso straordinario, previsto entro l’inizio del 2026, per ridefinire il progetto politico alla luce delle nuove prospettive. Renzi ha escluso un proprio ritorno alla guida operativa del partito, ma non intende abbandonare la scena. Al contrario, intende utilizzare la sua visibilità internazionale, anche attraverso le conferenze e gli incarichi editoriali, per rafforzare l’immagine del progetto riformista in Italia e all’estero. Lo slogan che circola tra i fedelissimi è chiaro: “Non un ritorno, ma una nuova partenza”. Una scommessa politica e culturale che, se avrà successo, potrebbe riscrivere gli equilibri della sinistra italiana nei prossimi anni.
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