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Referendum 2025: l'opposizione punta a 12 milioni di voti per rivendicare una vittoria politica anche senza il quorum

Il referendum abrogativo previsto per l'8 e 9 giugno 2025, promosso da CGIL, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e altre forze di opposizione, si propone di cancellare alcune norme introdotte dal governo Meloni in materia di lavoro e contratti. Nonostante la consapevolezza che raggiungere il quorum del 50% più uno degli aventi diritto sia un obiettivo arduo, i promotori mirano a ottenere almeno 12 milioni di voti favorevoli, cifra che considerano sufficiente per rivendicare una vittoria politica e morale.


La strategia dell'opposizione: oltre il quorum

Storicamente, il raggiungimento del quorum nei referendum abrogativi in Italia è stato un traguardo difficile da conseguire. Dal 1974 al 2022, su 67 quesiti referendari, solo 39 hanno superato la soglia necessaria per la validità della consultazione. In particolare, i referendum del 2022 sulla giustizia hanno registrato un'affluenza media del 20,9%, segnando la più bassa partecipazione nella storia repubblicana. 


Alla luce di questi precedenti, l'opposizione ha adottato una strategia alternativa: puntare a una mobilitazione massiccia che, pur non raggiungendo il quorum, possa dimostrare un ampio consenso popolare. L'obiettivo è raccogliere almeno 12 milioni di voti favorevoli, cifra che rappresenterebbe un segnale politico forte contro le politiche del governo in carica.


Un fronte ampio ma non compatto

La campagna referendaria ha visto l'adesione di numerose forze politiche e sindacali, tra cui CGIL, PD, M5S e Alleanza Verdi-Sinistra. Tuttavia, non tutte le forze di opposizione condividono la stessa visione. Carlo Calenda, leader di Azione, ha espresso scetticismo riguardo all'efficacia del referendum, definendolo "sbagliato per ragioni pragmatiche" e sottolineando il rischio che un mancato raggiungimento del quorum possa rafforzare la posizione del governo. 


Nonostante queste divergenze, i promotori del referendum confidano in una forte partecipazione, soprattutto nelle regioni del Sud, dove le politiche del governo hanno suscitato particolare malcontento. Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha evidenziato il successo del fronte progressista nel collegio sud e l'esistenza di un'ampia opposizione all'autonomia differenziata.


Le sfide del quorum e il significato politico del voto

Il quorum rappresenta da sempre una sfida per i referendum abrogativi in Italia. La necessità di raggiungere il 50% più uno degli aventi diritto al voto rende difficile la validità delle consultazioni, soprattutto in un contesto di crescente astensionismo. Tuttavia, i promotori del referendum del 2025 ritengono che, anche in assenza del quorum, un'ampia partecipazione possa avere un forte impatto politico.


La raccolta delle 500.000 firme necessarie per la presentazione del referendum è stata completata con successo, e la Corte di Cassazione ha dichiarato conforme a legge il quesito proposto.  La campagna referendaria si concentra ora sulla mobilitazione degli elettori, con l'obiettivo di superare la soglia simbolica dei 12 milioni di voti favorevoli.


Il contesto politico e le prospettive future

Il referendum del 2025 si inserisce in un contesto politico caratterizzato da forti tensioni tra governo e opposizione. Le politiche del governo Meloni in materia di lavoro e contratti hanno suscitato critiche da parte delle forze progressiste, che vedono nel referendum un'opportunità per esprimere il dissenso popolare.



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