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Milano, nasce il Circolo Matteotti: PD, Azione e Italia Viva provano a unire il fronte riformista

Nel cuore di Milano prende forma un esperimento politico che punta a superare la frammentazione del campo riformista. Si chiama “Circolo Matteotti” ed è il nuovo spazio politico e culturale promosso da esponenti locali di Partito Democratico, Azione e Italia Viva, con l’obiettivo di costruire un laboratorio di confronto e coesione tra le diverse anime del riformismo italiano. L’iniziativa, nata in via privata ma con ambizioni pubbliche, intende favorire il dialogo tra culture politiche affini, oggi disperse in tre forze diverse, ma accomunate da una visione liberal-progressista ed europeista.


Il progetto è stato presentato il 15 maggio a Milano, in un evento che ha visto la partecipazione di amministratori locali, militanti, parlamentari e figure del mondo accademico e culturale. Il messaggio lanciato è chiaro: servono luoghi di confronto reale, in grado di superare le barriere delle appartenenze di partito e di favorire la costruzione di una proposta politica unitaria, fondata su contenuti, programmi e valori condivisi.


Tra i promotori del Circolo Matteotti ci sono giovani dirigenti locali, consiglieri comunali e alcuni ex iscritti al PD oggi confluiti in Azione o Italia Viva, ma desiderosi di riallacciare un dialogo organico con la sinistra riformista. Il circolo, nelle intenzioni degli organizzatori, non vuole essere l’ennesimo think tank autoreferenziale, ma un luogo fisico di incontro, partecipazione e produzione politica, aperto a tutti i cittadini che si riconoscono nella cultura democratica, repubblicana e laica.


L’iniziativa è stata accolta con favore dai vertici locali dei partiti coinvolti. Il segretario milanese del PD ha sottolineato l’importanza di creare spazi comuni per elaborare proposte politiche e amministrative condivise, in un momento in cui l’unità del fronte progressista appare strategica, anche in vista delle future scadenze elettorali. Carlo Calenda, leader di Azione, pur non presente fisicamente, ha fatto sapere di apprezzare il progetto, dichiarando che “senza dialogo costruttivo tra forze riformiste, il centro democratico rischia l’irrilevanza”. Matteo Renzi, fondatore di Italia Viva, ha definito il Circolo Matteotti “una buona notizia per chi crede che la politica debba tornare ad essere confronto di idee e non scontro tra personalismi”.


Il primo calendario di attività è già fitto: a giugno si terranno incontri pubblici sul tema delle riforme istituzionali e della giustizia, con la partecipazione di costituzionalisti ed ex magistrati. In programma anche un forum sull’Europa e il ruolo dell’Italia nelle politiche comunitarie, alla vigilia delle elezioni europee del 2026. L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare, nel giro di pochi mesi, a una piattaforma condivisa che possa costituire la base per un’eventuale alleanza elettorale.


Il Circolo Matteotti si ispira esplicitamente alla figura di Giacomo Matteotti, simbolo del socialismo riformista e del coraggio civile contro il fascismo. Non è un caso che i promotori abbiano scelto di legarsi a una figura storica che incarna l’etica della responsabilità, l’intransigenza democratica e il valore della coerenza politica. In un momento in cui il dibattito pubblico sembra polarizzato tra estremismi e semplificazioni populiste, l’operazione del circolo milanese si propone come una risposta di serietà e contenuto.


Sul piano politico nazionale, l’esperimento del Circolo Matteotti si inserisce in un dibattito ancora molto aperto. Dopo le divisioni consumate tra il 2019 e il 2022, e le reciproche accuse tra Calenda, Renzi e il gruppo dirigente del PD, l’idea di una ricomposizione del fronte riformista non appare imminente. Tuttavia, esperienze come quella di Milano dimostrano che una base unitaria esiste e chiede rappresentanza. L’auspicio degli organizzatori è che da questo laboratorio possano partire proposte concrete anche per costruire un’alternativa credibile alla destra oggi al governo.


Nel frattempo, il Circolo Matteotti apre le porte ai cittadini. Il programma dei prossimi mesi include anche momenti culturali, presentazioni di libri, workshop sulle politiche locali e tavole rotonde su lavoro, scuola, innovazione. Si punta a coinvolgere il mondo universitario, i giovani, il civismo e il terzo settore, con l’idea che il riformismo non sia solo una corrente politica, ma una visione del futuro fondata su pragmatismo, giustizia sociale e apertura al cambiamento.


La sfida più grande, come riconoscono anche gli stessi promotori, sarà quella di trasformare il dialogo in azione politica. Ma in un tempo segnato dalla frammentazione, il solo fatto di aver costruito uno spazio comune è già un passo significativo. E forse, da Milano, potrà partire una nuova stagione per il riformismo italiano.

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