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Lego punta sul Vietnam per la produzione dei mattoncini: investimento da un miliardo e risposta strategica ai dazi USA

Lego ha ufficialmente inaugurato un nuovo stabilimento produttivo in Vietnam, un investimento da oltre un miliardo di dollari che rappresenta non solo un’espansione industriale verso il mercato asiatico, ma anche una risposta concreta ai rischi legati al protezionismo commerciale. La nuova fabbrica sorge a Binh Duong, nel sud del Paese, su una superficie pari a 62 campi da calcio, e si propone di diventare la prima struttura del gruppo alimentata esclusivamente da energie rinnovabili. Il piano prevede che entro l’inizio del 2026 l’impianto sia completamente operativo e autosufficiente dal punto di vista energetico.


Strategia industriale e logistica: produzione vicino al mercato

La decisione di aprire un impianto produttivo in Vietnam si inserisce all’interno della strategia decennale del gruppo danese, che prevede l’insediamento di impianti manifatturieri nelle aree geografiche prossime ai mercati di riferimento. L’obiettivo è duplice: contenere i costi logistici e ridurre le emissioni legate al trasporto internazionale. L’Asia, in questo contesto, rappresenta un bacino di consumatori in espansione e un’opportunità per incrementare la penetrazione commerciale del brand.


Il nuovo impianto in Vietnam è il sesto al mondo del gruppo Lego e il secondo in Asia, dopo quello aperto in Cina nel 2016. L’azienda punta così a consolidare la propria capacità produttiva nel continente e a ridurre la dipendenza dagli impianti europei, offrendo al tempo stesso maggiore flessibilità alle filiali asiatiche e una risposta più rapida alla domanda locale.


Sostenibilità ambientale: la prima fabbrica carbon neutral di Lego

Tra le caratteristiche principali del nuovo stabilimento vi è l’obiettivo di diventare completamente “carbon neutral”. La fabbrica sarà alimentata da oltre 12.000 pannelli solari installati sul tetto e da un sistema di accumulo energetico avanzato. Oltre a ciò, Lego ha annunciato di aver piantato 50.000 alberi nei dintorni dell’area industriale per compensare il disboscamento avvenuto in fase di costruzione.


L’impegno ambientale rientra nella strategia globale di sostenibilità dell’azienda, che punta a ridurre del 37% le proprie emissioni di gas serra entro il 2032 e ad azzerarle entro il 2050. La scelta del Vietnam, dove le fonti rinnovabili stanno ricevendo sempre più attenzione politica, rafforza l’impegno del gruppo a integrare responsabilità ambientale e produttività.


Il nodo dei dazi USA e la posizione di Lego

La decisione di Lego di investire in Vietnam assume un significato particolare in un momento in cui gli Stati Uniti stanno rafforzando la loro linea protezionistica nei confronti delle importazioni asiatiche. All’inizio di aprile 2025, l’amministrazione Trump ha annunciato un nuovo pacchetto di dazi pari al 46% su tutte le importazioni provenienti dal Vietnam, accusando il Paese di pratiche commerciali scorrette e squilibri nella bilancia commerciale.


Il governo vietnamita ha provato a negoziare una soluzione diplomatica, proponendo di azzerare i dazi sui prodotti statunitensi, ma la proposta è stata respinta da Washington. Peter Navarro, consigliere per il commercio della Casa Bianca, ha definito l’attuale squilibrio commerciale con Hanoi una “emergenza nazionale”, accusando il Vietnam di concorrenza sleale e svalutazione valutaria.


Nonostante ciò, l’amministratore delegato di Lego, Niels Christiansen, ha dichiarato che i nuovi dazi non rappresentano un problema prioritario per l’azienda. Secondo il CEO, Lego è preparata a gestire queste sfide e continuerà a investire per rafforzare la propria quota di mercato in Asia. Christiansen ha sottolineato che la nuova fabbrica vietnamita è un investimento di lungo termine che consentirà di mantenere una presenza stabile nella regione, indipendentemente dalle fluttuazioni politiche o tariffarie.


Implicazioni per il settore e per la catena del valore globale

La scelta di Lego evidenzia una tendenza crescente tra le multinazionali: quella di decentralizzare la produzione per affrontare meglio i rischi legati alle tensioni commerciali globali. L’Asia, e in particolare il Vietnam, continua a rappresentare una destinazione attrattiva per gli investimenti manifatturieri grazie a costi competitivi, manodopera qualificata e stabilità politica.


Il nuovo impianto rappresenta non solo un asset produttivo, ma anche un modello di fabbrica sostenibile, che potrebbe ispirare altre aziende del settore giocattoli – e non solo – a integrare pratiche industriali compatibili con gli obiettivi climatici. Mentre i produttori globali fanno i conti con nuove barriere doganali e pressioni sui margini, la capacità di combinare efficienza, vicinanza al mercato e sostenibilità ambientale diventerà un elemento sempre più centrale nelle strategie industriali.

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