Lagarde: dazi USA al 25% potrebbero ridurre il PIL dell'Eurozona dello 0,3%
- piscitellidaniel
- 20 mar
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La presidente della Banca Centrale Europea (BCE), Christine Lagarde, ha lanciato un monito sugli effetti che i dazi del 25% sulle importazioni europee, previsti dall’amministrazione statunitense, potrebbero avere sull’economia dell’Eurozona. Secondo le stime della BCE, tali misure avrebbero un impatto negativo sulla crescita economica europea, riducendo il PIL dello 0,3% nel primo anno dall’implementazione. Se l’Unione Europea decidesse di adottare contromisure tariffarie, il calo del PIL potrebbe raggiungere lo 0,5%.
Le conseguenze sui mercati e sull’inflazione
Oltre alla crescita economica, i dazi statunitensi potrebbero alimentare nuove pressioni inflazionistiche. Le tariffe doganali colpirebbero principalmente i settori industriali, aumentando i costi per le imprese esportatrici europee e traducendosi in prezzi più elevati per i consumatori. La BCE stima che l’inflazione nell’Eurozona potrebbe aumentare di 0,5 punti percentuali nel breve termine, spinta da rincari su materie prime, componenti industriali e beni di consumo importati dagli Stati Uniti.
Se nel breve termine l’aumento dei costi potrebbe spingere al rialzo l’inflazione, nel medio-lungo periodo il rallentamento dell’attività economica potrebbe indebolire la domanda e contribuire a un raffreddamento della crescita dei prezzi. Il rischio di stagnazione economica combinato a un’inflazione elevata rappresenta una sfida complessa per la BCE, che potrebbe trovarsi costretta a rivedere la propria strategia di politica monetaria.
Settori più esposti ai dazi statunitensi
Il commercio tra Stati Uniti e Unione Europea rappresenta uno dei pilastri dell’economia globale. I settori che sarebbero maggiormente colpiti dall’introduzione delle nuove tariffe includono:
Automotive: l’industria europea delle auto è tra le più esposte, con la Germania in prima linea. Le case automobilistiche tedesche esportano negli Stati Uniti veicoli di fascia alta, che sarebbero soggetti a rincari significativi.
Macchinari e tecnologia: le aziende europee produttrici di componentistica industriale, macchinari e dispositivi elettronici vedrebbero un aumento dei costi per esportare negli USA.
Agroalimentare: i dazi colpirebbero prodotti europei come vino, formaggi e prodotti agricoli di alta gamma, riducendo la competitività delle esportazioni europee rispetto a quelle provenienti da altri paesi.
L’integrazione commerciale come strategia di difesa
Lagarde ha evidenziato come una maggiore integrazione commerciale tra i paesi dell’Unione Europea potrebbe mitigare gli effetti delle misure protezionistiche statunitensi. Il Mercato Unico Europeo rappresenta uno degli strumenti principali per rafforzare la competitività delle imprese europee e assorbire gli shock derivanti dalle tensioni internazionali.
Dal suo lancio, il Mercato Unico ha contribuito a un aumento del PIL europeo tra il 12% e il 22%, raddoppiando il livello degli scambi commerciali tra gli Stati membri. Approfondire l’integrazione, ridurre le barriere commerciali interne e accelerare la digitalizzazione delle imprese europee potrebbe consentire all’Europa di ridurre la dipendenza dal commercio con gli Stati Uniti.
Politiche economiche e strategie di risposta
I governi dell’Eurozona potrebbero attuare strategie di diversificazione delle esportazioni, cercando nuovi mercati di sbocco in Asia e America Latina, regioni con una domanda in crescita per i prodotti europei. L’UE potrebbe inoltre rafforzare i rapporti commerciali con la Cina, pur con le necessarie cautele geopolitiche, al fine di compensare la riduzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti.
Parallelamente, Bruxelles potrebbe rispondere con misure di sostegno alle imprese europee, incentivando investimenti nel settore manifatturiero per ridurre la dipendenza da componenti statunitensi e promuovere l’autosufficienza produttiva in settori chiave.
Un altro strumento potrebbe essere l’attivazione di dazi di ritorsione su alcuni prodotti statunitensi, colpendo settori sensibili per l’economia americana. Tuttavia, un’escalation delle tensioni commerciali rischierebbe di danneggiare entrambe le economie e aggravare l’incertezza nei mercati globali.
Il contesto macroeconomico europeo
L’Eurozona si trova in una fase delicata, con il settore manifatturiero in contrazione e una crescita economica che fatica a riprendersi dopo il rallentamento del 2024. Il settore dei servizi rimane solido, sostenuto dalla crescita del reddito disponibile delle famiglie e dal basso tasso di disoccupazione, ma le incertezze geopolitiche e commerciali potrebbero pesare sulla fiducia degli investitori.
La BCE continua a monitorare i dati economici, adottando un approccio prudente nella gestione della politica monetaria. Se le tensioni commerciali dovessero aggravarsi e rallentare ulteriormente la crescita economica, l’istituto potrebbe essere costretto a posticipare eventuali tagli dei tassi di interesse, inizialmente previsti per la seconda metà del 2025.
L’incertezza politica negli Stati Uniti aggiunge ulteriore volatilità ai mercati. Le scelte dell’amministrazione americana sui dazi potrebbero dipendere dalle dinamiche della campagna elettorale e dalle pressioni interne per proteggere l’industria nazionale.
Possibili sviluppi nei prossimi mesi
L’andamento della politica commerciale tra Stati Uniti ed Europa sarà decisivo per determinare il futuro dell’economia globale nei prossimi mesi. Gli analisti prevedono tre possibili scenari:
Risoluzione diplomatica: i negoziati tra UE e USA potrebbero portare a un accordo che eviti l’imposizione dei dazi o ne riduca l’impatto.
Imposizione dei dazi con ritorsioni europee: un’escalation delle misure protezionistiche con dazi reciproci potrebbe pesare sulla crescita economica globale.
Adattamento delle imprese europee: in caso di dazi prolungati, le aziende dell’Eurozona potrebbero riorientare le esportazioni verso nuovi mercati, riducendo la dipendenza dal commercio con gli USA.
L’Unione Europea dovrà valutare attentamente la propria strategia per proteggere la propria economia senza innescare una guerra commerciale prolungata.
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