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KKR punta sul Medio Oriente: David Petraeus nominato presidente della nuova divisione regionale

Nomina strategica per rafforzare la presenza nel Golfo

La società americana di private equity KKR (Kohlberg Kravis Roberts & Co.), tra le più importanti al mondo nel settore degli investimenti alternativi, ha annunciato il 14 aprile 2025 la nomina del generale in pensione David H. Petraeus a presidente della sua nuova divisione dedicata al Medio Oriente. Petraeus, già figura di spicco all'interno del KKR Global Institute dal 2013, assume ora un ruolo di primo piano nella strategia di espansione del gruppo nei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), una delle aree più dinamiche dal punto di vista economico e geopolitico.


Contestualmente alla nomina, KKR ha istituito un nuovo team operativo regionale, con sede tra Dubai e Riyadh, che sarà guidato da Julian Barratt-Due, responsabile delle attività di investimento nella regione. La nuova divisione avrà l’obiettivo di individuare opportunità nel contesto delle grandi trasformazioni economiche in corso negli Emirati, in Arabia Saudita, in Qatar e negli altri stati del Golfo.


Il profilo di David Petraeus: dalla CIA alla finanza globale

David Petraeus è noto a livello mondiale per il suo ruolo di comandante delle forze statunitensi in Iraq e Afghanistan e, successivamente, per essere stato direttore della CIA. Dopo la sua carriera militare e di intelligence, è entrato in KKR nel 2013, dove ha fondato e guidato il KKR Global Institute, l'unità interna dedicata all’analisi geopolitica, macroeconomica e alle relazioni istituzionali.


Petraeus porta nella nuova funzione una conoscenza approfondita del Medio Oriente e dei suoi equilibri politici, economici e sociali. Secondo KKR, questa competenza sarà fondamentale per navigare in un contesto in cui gli investimenti devono necessariamente tener conto delle dinamiche geopolitiche, dei rischi di instabilità e dei grandi processi di trasformazione strutturale in corso.


Obiettivi e direzioni dell’espansione

Il Medio Oriente rappresenta oggi una delle regioni più interessanti per gli investitori globali, grazie alla combinazione di surplus finanziari derivanti ancora in gran parte dalle esportazioni di energia e a programmi ambiziosi di diversificazione economica. In particolare, l’Arabia Saudita con il piano “Vision 2030” e gli Emirati Arabi Uniti con le loro strategie di digitalizzazione, energia verde e attrazione di capitali esteri offrono un terreno fertile per operazioni nel private equity e nel settore infrastrutturale.


La nuova divisione di KKR punterà su tre assi principali: infrastrutture digitali e fisiche (dai data center alle reti di trasporto), tecnologia e innovazione, finanza e servizi. Non si esclude inoltre un coinvolgimento nel settore sanitario e nell’istruzione privata, ambiti in forte espansione nella regione.


Iniziative già avviate: focus su tecnologia e dati

Tra le prime mosse operative del gruppo nella nuova configurazione figura la joint venture annunciata con la società emiratina Global Data Hub, finalizzata alla costruzione e gestione di un'infrastruttura regionale di data center per un valore complessivo di 5 miliardi di dollari. Il progetto prevede la realizzazione di una rete panmediorientale di centri per l'elaborazione e la conservazione dei dati, pensata per sostenere la trasformazione digitale del Golfo.


Secondo fonti vicine all’operazione, KKR starebbe inoltre valutando l’ingresso nel settore delle energie rinnovabili, con l’intenzione di partecipare ad alcuni progetti solari e idrogeno green in Arabia Saudita e negli Emirati, mercati che offrono rendimenti stabili e in crescita in un orizzonte decennale.


Le ragioni di un’espansione geopolitica

L’espansione in Medio Oriente riflette la crescente importanza dell’area nella geografia degli investimenti alternativi. Dopo anni di focalizzazione su Stati Uniti, Europa e mercati asiatici maturi, anche le grandi società di private equity stanno ridefinendo le loro priorità allocative, indirizzandosi verso aree che, pur presentando rischi più elevati, offrono ritorni potenzialmente più consistenti e accesso a capitali sovrani particolarmente attivi.


Il ruolo delle autorità sovrane locali, come il Public Investment Fund (PIF) saudita o Mubadala e ADQ negli Emirati, è determinante nella creazione di partnership pubblico-private, che stanno diventando il format preferito per attrarre capitali esteri e condividere la governance degli investimenti.


Un laboratorio per il nuovo capitalismo globale

La presenza diretta e strutturata di KKR nella regione conferma la trasformazione in atto: il Golfo Persico è ormai un laboratorio per il capitalismo del futuro, dove fondi sovrani, gruppi di private equity, aziende tecnologiche e capitali internazionali convergono su progetti di lungo periodo legati a urbanizzazione, innovazione e sostenibilità.


David Petraeus, con la sua esperienza militare, politica e ora manageriale, è chiamato a guidare questa delicata transizione, mettendo al servizio di KKR la sua rete di relazioni e la capacità di leggere le dinamiche di potere regionali, indispensabili per operare in un contesto dove la dimensione geopolitica è ancora, più che altrove, parte integrante della strategia d’investimento.

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