Il 21 febbraio 2025, Hamas ha annunciato l'imminente rilascio di sei ostaggi israeliani: Tal Shoham, Omer Shem-Tov, Eliya Cohen, Omer Wenkert, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed. Questi individui rappresentano gli ultimi dei 33 ostaggi vivi previsti per la liberazione nella prima fase dell'accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas. In cambio, Israele rilascerà 602 detenuti palestinesi, tra cui 50 condannati all'ergastolo e 60 con pene detentive prolungate. Saranno inoltre liberati 47 detenuti precedentemente rilasciati nel 2011 durante lo scambio per il soldato israeliano Gilad Shalit e successivamente re-arrestati, oltre a 445 detenuti catturati a Gaza durante il conflitto in corso.
Nonostante questi sviluppi, i negoziati per la seconda fase dell'accordo di cessate il fuoco non sono ancora iniziati. Abdul Latif al-Qanou, portavoce di Hamas, ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di bloccare deliberatamente l'attuazione della fase successiva dell'accordo. Al-Qanou ha sottolineato che Hamas attende l'implementazione completa del "protocollo umanitario" associato al cessate il fuoco e ha ribadito la disponibilità del movimento a rispettare tutte le fasi dell'accordo.
La tensione è ulteriormente aumentata a causa della mancata consegna del corpo di Shiri Bibas, madre di due bambini uccisi da Hamas. Un alto funzionario statunitense, Adam Boehler, inviato per gli ostaggi, ha definito "orribile" la decisione di Hamas di rilasciare un corpo non identificato al posto di quello di Bibas, descrivendola come una "chiara violazione" del cessate il fuoco. Boehler ha avvertito Hamas che, se non rilascerà tutti gli ostaggi, potrebbe affrontare conseguenze gravi.
Il primo ministro Netanyahu ha condannato l'azione di Hamas, definendola un esempio di "indicibile cinismo", dopo che le autorità forensi israeliane hanno stabilito che il corpo consegnato non apparteneva a Shiri Bibas. Questo episodio ha ulteriormente complicato i già delicati negoziati tra le parti, mettendo in discussione la fiducia reciproca e la possibilità di avanzare verso una risoluzione più ampia del conflitto.
La comunità internazionale osserva con preoccupazione l'evolversi della situazione, consapevole che il successo o il fallimento di questi negoziati potrebbe avere ripercussioni significative sulla stabilità regionale e sulla sicurezza globale.
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