Il FMI rivede le stime: crescita globale piatta, Italia ultima nel G7 per slancio economico
- piscitellidaniel
- 22 apr
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Il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato il nuovo “World Economic Outlook” nel contesto degli Spring Meetings di Washington, aggiornando le previsioni macroeconomiche per il biennio 2024-2025. La fotografia tracciata dall’istituto guidato da Kristalina Georgieva è quella di un’economia mondiale che tiene ma non accelera, con una crescita stabile intorno al 3,2%, ma ancora distante dai ritmi precedenti alla pandemia. Il quadro appare particolarmente debole per l’Europa e ancora più opaco per l’Italia, che si conferma la più lenta tra le economie avanzate.
Nel dettaglio, il Fondo prevede per l’Italia un PIL in crescita dello 0,7% nel 2024 e dello 0,8% nel 2025. Il dato la colloca all’ultimo posto tra i paesi del G7, dietro persino al Giappone, e rappresenta un taglio rispetto alla stima di gennaio, che indicava una crescita all’1%. Le previsioni del governo, inserite nel DEF 2024, indicano invece una crescita dell’1% per l’anno in corso e dell’1,2% per il prossimo, numeri che secondo il FMI appaiono ottimistici alla luce delle dinamiche in atto.
L’Italia è anche uno dei pochi paesi europei in cui il debito pubblico non solo resta elevato ma è previsto in peggioramento. Dopo il 134,6% del PIL registrato nel 2023, il rapporto debito/PIL salirà al 136,9% nel 2024 e al 138,7% nel 2025. Il deficit si attesterà al 4% quest’anno e scenderà al 3,8% il prossimo, rimanendo però sopra la soglia del 3% fissata dal Patto di stabilità europeo. Il FMI evidenzia in particolare il rischio che il peso del servizio del debito si amplifichi in uno scenario di tassi ancora elevati, costituendo un freno agli investimenti e alla spesa produttiva.
Nel mercato del lavoro italiano le prospettive restano fragili. Dopo un 2023 chiuso con una disoccupazione al 7,7%, il tasso risalirà al 7,8% nel 2024 e all’8% nel 2025. Il trend contrasta con quello delle altre economie del G7, dove il mercato del lavoro si dimostra generalmente più resiliente, in particolare negli Stati Uniti e in Canada. L’Italia fatica a creare nuova occupazione stabile, con un tasso di partecipazione al lavoro ancora basso e forti disparità territoriali.
Le tensioni geopolitiche, i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente e le difficoltà nelle catene di approvvigionamento continuano a generare incertezza, incidendo sul commercio internazionale e sugli investimenti. Il Fondo invita alla prudenza e chiede politiche fiscali credibili e coerenti. Le misure espansive adottate in molti paesi durante la pandemia dovranno ora lasciare il posto a politiche più selettive e responsabili, per evitare di aggravare squilibri strutturali già presenti.
L’inflazione mondiale, pur in calo, resta un fattore da monitorare. Dopo il picco del 6,7% toccato nel 2023, l’indice globale dei prezzi al consumo dovrebbe scendere al 5,8% nel 2024 e al 4,4% nel 2025. In Europa, l’inflazione core resta più persistente del previsto, complice la spinta dei salari e i costi energetici ancora volatili. Il FMI ritiene che le banche centrali abbiano compiuto progressi significativi, ma sconsiglia tagli prematuri dei tassi che potrebbero alimentare nuove pressioni inflazionistiche.
Per le principali economie mondiali le stime del Fondo indicano differenziali marcati. Gli Stati Uniti guidano la classifica con una crescita attesa del 2,7% nel 2024 e del 2,6% nel 2025, sostenuti dalla spesa pubblica e da un mercato del lavoro in piena occupazione. La Cina cresce meno rispetto al passato ma mantiene un passo sostenuto, con il PIL previsto al +4,6% nel 2024 e +4,1% nel 2025, sostenuto da misure di stimolo fiscale e da una politica monetaria accomodante.
L’Eurozona mostra segnali di debolezza. La Germania fatica a uscire da una fase stagnante, con il Fondo che prevede un +0,2% nel 2024 e un +1,3% nel 2025. La Francia dovrebbe crescere dell’1% annuo, mentre la Spagna, trainata dai consumi e dagli investimenti del PNRR, si attesta all’1,9% per il 2024 e al 2,1% nel 2025. Il Regno Unito, fuori dall’UE, prosegue con una crescita contenuta, poco sopra l’1% annuo.
Il FMI richiama tutti i governi ad agire per rafforzare la resilienza dei propri sistemi economici. Chiede di proteggere la spesa pubblica in settori chiave come l’istruzione, l’innovazione e la transizione energetica, garantendo al contempo percorsi di riduzione del debito chiari e credibili. Le sfide principali rimangono la stagnazione della produttività, l’invecchiamento demografico, le disuguaglianze sociali e il rallentamento della globalizzazione.
Nel quadro delineato dal Fondo Monetario, l’Italia si conferma come una delle economie più esposte a shock esterni, con margini di manovra limitati e la necessità di un rilancio strutturale profondo. La qualità della spesa, l’efficienza delle riforme e la capacità di attrarre investimenti restano le vere discriminanti per invertire la rotta.
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