Greenpeace condannata a pagare 666 milioni di dollari per le proteste contro l'oleodotto Dakota Access
- piscitellidaniel
- 20 mar
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Una giuria del North Dakota ha recentemente emesso una sentenza che obbliga Greenpeace a versare oltre 666 milioni di dollari a Energy Transfer, società proprietaria dell'oleodotto Dakota Access. La decisione deriva dalle proteste organizzate tra il 2016 e il 2017 contro la costruzione dell'oleodotto, accusando Greenpeace di diffamazione, violazione di domicilio e cospirazione civile.
Le proteste contro l'oleodotto Dakota Access
Nel 2016 e 2017, la tribù Sioux di Standing Rock ha guidato una delle più grandi manifestazioni contro i combustibili fossili nella storia degli Stati Uniti, opponendosi al passaggio dell'oleodotto Dakota Access vicino alla loro riserva. Le preoccupazioni principali riguardavano il rischio di contaminazione delle riserve idriche e la violazione di siti sacri. Greenpeace ha sostenuto attivamente queste proteste, denunciando i potenziali impatti ambientali e sociali del progetto.
Le accuse di Energy Transfer
Energy Transfer ha accusato Greenpeace di aver orchestrato una campagna diffamatoria e di aver incitato a proteste violente che hanno causato ritardi e aumenti dei costi nella costruzione dell'oleodotto. La società ha sostenuto che le azioni di Greenpeace hanno superato i limiti della libertà di espressione, causando danni economici significativi.
La sentenza della giuria
La giuria ha deliberato per due giorni prima di emettere il verdetto, stabilendo che Greenpeace USA dovrà pagare quasi 404 milioni di dollari, mentre Greenpeace Fund Inc. e Greenpeace International sono state condannate a versare circa 131 milioni di dollari ciascuna. La sentenza include oltre 400 milioni di dollari in danni punitivi, riflettendo la gravità delle accuse.
Le reazioni di Greenpeace
Greenpeace ha annunciato l'intenzione di presentare appello contro la sentenza. Deepa Padmanabha, consulente legale senior dell'organizzazione, ha affermato che il verdetto rappresenta un attacco alla libertà di parola e al diritto di protesta pacifica. Ha inoltre sottolineato che la lotta contro le grandi compagnie petrolifere non si fermerà e che l'organizzazione continuerà il suo lavoro in difesa dell'ambiente.
Le implicazioni della sentenza
La condanna rappresenta una delle più significative azioni legali contro un'organizzazione ambientalista negli Stati Uniti. Greenpeace ha avvertito che una sanzione di tale entità potrebbe minacciare la sua operatività nel paese. La sentenza solleva preoccupazioni riguardo all'uso delle cosiddette SLAPP (Strategic Lawsuit Against Public Participation), cause legali strategiche intentate per scoraggiare la partecipazione pubblica e la protesta.
Il contesto delle SLAPP
Le SLAPP sono azioni legali utilizzate da aziende o individui potenti per intimidire e silenziare critici e attivisti. Queste cause mirano spesso a esaurire le risorse finanziarie degli imputati, scoraggiando future opposizioni. Nel caso di Greenpeace, la causa intentata da Energy Transfer è vista da molti come un tentativo di limitare la libertà di espressione e il diritto alla protesta pacifica.
Le prospettive future per Greenpeace
Nonostante la sentenza, Greenpeace ha ribadito il suo impegno nella lotta contro i combustibili fossili e nella difesa dell'ambiente. L'organizzazione prevede di continuare le sue attività, affrontando le sfide legali e finanziarie che derivano da questa condanna. L'esito dell'appello sarà determinante per il futuro dell'organizzazione negli Stati Uniti e potrebbe avere implicazioni significative per altre organizzazioni ambientaliste coinvolte in proteste simili.
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