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Autonomia e candidature: tensioni nel governo, vertice Meloni-Fedriga per ricucire lo strappo nel centrodestra

La tenuta della maggioranza di governo viene messa alla prova da una doppia fonte di tensione: da un lato l’autonomia differenziata, che spacca il centrodestra tra Lega e Fratelli d’Italia; dall’altro, la corsa alle candidature per le prossime elezioni regionali, che rischia di esasperare le frizioni già esistenti. In questo contesto, Giorgia Meloni ha convocato per giovedì un vertice con il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, figura chiave della Lega e punto di riferimento istituzionale sul tema dell’autonomia.


L’incontro arriva in un momento strategico: il disegno di legge sull’autonomia differenziata, portato avanti con determinazione dal ministro leghista Roberto Calderoli, è in attesa di approvazione definitiva dopo essere stato votato dal Senato e approvato in prima lettura alla Camera. Il provvedimento prevede che le Regioni possano ottenere maggiori competenze in settori cruciali come sanità, istruzione, trasporti, ambiente e lavoro. La Lega lo considera un atto dovuto, coerente con le battaglie storiche del partito e utile a dare più efficienza ai territori più virtuosi, in primis Lombardia e Veneto. Fratelli d’Italia, invece, pur sostenendo il principio in astratto, chiede garanzie sull’unità nazionale e sull’equità nella distribuzione delle risorse, anche in virtù delle preoccupazioni sollevate da parte del Sud e delle Regioni a statuto ordinario.


Proprio il Mezzogiorno è uno dei punti sensibili che spingono Meloni alla cautela. Se la riforma partisse in modo troppo sbilanciato, con un trasferimento accelerato delle competenze verso le Regioni più forti, si rischierebbe di acuire le diseguaglianze territoriali. Su questo punto insistono anche i ministri di FdI, che ritengono indispensabile il contestuale varo dei cosiddetti LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, come condizione necessaria per evitare disparità nell’accesso ai servizi pubblici.


Ma a rendere ancora più teso il clima all’interno del governo sono le manovre in corso per le candidature regionali del 2025. In particolare, la Lega rivendica la continuità alla guida della Lombardia e del Veneto, due Regioni dove ha governato per decenni e dove intende riconfermare i propri esponenti di punta. Fratelli d’Italia, però, forte della crescita nei sondaggi e del ruolo trainante nel governo nazionale, spinge per rimettere in discussione gli equilibri, soprattutto in Friuli-Venezia Giulia, Basilicata e Campania. L’ipotesi di candidature autonome o imposte dal vertice romano ha già generato tensioni nei territori e alimentato malumori tra gli alleati.


Il vertice di giovedì tra Meloni e Fedriga sarà quindi cruciale per riportare l’asse della coalizione su un piano di equilibrio. Fedriga, presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia e figura istituzionale con buoni rapporti sia con Salvini che con Meloni, potrebbe giocare un ruolo di mediazione, cercando di tutelare la bandiera dell’autonomia senza sacrificare l’unità del centrodestra. Allo stesso tempo, il premier punta a evitare strappi che possano indebolire la coesione interna del governo a pochi mesi da una tornata elettorale delicata e nel pieno di una legislatura ancora lunga.


L’incontro sarà anche occasione per affrontare in modo organico la strategia di governo sulla riforma costituzionale e istituzionale più ampia. L’autonomia differenziata si inserisce infatti nel disegno più ambizioso di riforme voluto da Meloni, che include anche il premierato e la revisione del titolo V della Costituzione. Il rischio, però, è che il fronte si spacchi proprio sul nodo più identitario per la Lega, con ripercussioni anche sulle alleanze locali e sulla futura gestione dei fondi del PNRR, che richiedono una governance integrata tra Stato e Regioni.


Le prossime ore saranno determinanti per capire se il centrodestra riuscirà a superare l’impasse con una soluzione di compromesso o se il braccio di ferro tra le anime del governo si trasformerà in una frattura più profonda. Il vertice Meloni-Fedriga si profila come uno snodo cruciale, non solo sul piano tecnico, ma anche simbolico, in grado di orientare le dinamiche politiche della maggioranza per i prossimi mesi. Il risultato del confronto potrebbe incidere in modo decisivo sull’agenda del governo e sull’unità dell’esecutivo in vista delle prossime sfide legislative e territoriali.

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