Auto aziendali, la tagliola del 30 giugno: cosa cambia dal 1° luglio tra fringe benefit, emissioni e carico fiscale
- piscitellidaniel
- 17 apr
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La fine del semestre porta con sé una scadenza di particolare rilievo per imprese e lavoratori dipendenti: dal 1° luglio 2024 entreranno in vigore le nuove regole fiscali sulla tassazione delle auto aziendali a uso promiscuo. Una riforma destinata a incidere in maniera diretta sul calcolo del fringe benefit, ovvero del valore che l’Agenzia delle Entrate attribuisce all’auto concessa in uso personale al dipendente, da assoggettare a tassazione in busta paga.
Il nuovo regime, introdotto con la legge di bilancio 2020 ma applicabile progressivamente a seconda delle tipologie di veicoli immatricolati, modifica le aliquote da applicare in funzione delle emissioni di CO₂. Dal 1° luglio, il sistema entrerà a pieno regime e sarà applicato a tutti i veicoli assegnati a dipendenti, salvo che siano stati immatricolati in data anteriore al 30 giugno 2020.
Le aliquote fissate per la determinazione del fringe benefit sono quattro:
25% per i veicoli con emissioni inferiori o pari a 60 grammi per chilometro;
30% per quelli con emissioni comprese tra 61 e 160 g/km;
50% per le emissioni tra 161 e 190 g/km;
60% per le auto che superano i 190 g/km di CO₂.
La percentuale va applicata al valore convenzionale annuo stabilito dalle tabelle ACI, calcolato su una percorrenza forfettaria di 15.000 chilometri. È evidente che più alte sono le emissioni, maggiore è la quota del valore del veicolo che viene tassata come reddito imponibile in capo al dipendente.
L’impatto sulle buste paga sarà particolarmente evidente per i lavoratori cui vengono assegnate auto con motorizzazioni tradizionali, ancora molto diffuse nel parco aziendale italiano. Per questi soggetti, il passaggio da un’aliquota del 30% (standard fino a oggi) a una del 50% o del 60% può significare un aggravio fiscale annuale anche superiore ai 1.000 euro, a parità di modello.
Le imprese si trovano così nella necessità di rivedere le proprie car policy. Non solo per ragioni ambientali, ma per contenere il carico fiscale indiretto che la nuova disciplina comporta per i propri dipendenti. Le scelte possibili sono varie: si va dalla graduale sostituzione dei veicoli ad alto impatto ambientale con auto ibride plug-in o elettriche, fino alla trasformazione dell’auto aziendale in un rimborso chilometrico o in benefit alternativi (come buoni carburante, trasporto pubblico, welfare aziendale).
Secondo le prime simulazioni elaborate dalle società di fleet management, le auto con motori diesel o benzina di media cilindrata – per esempio un SUV 1.6 o 2.0 – rientreranno in larga parte nella fascia 50-60%. Per contro, vetture full electric o plug-in sotto i 50 g/km, come alcune compatte e city car, garantiranno un fringe benefit tassato al 25%, quindi con minore impatto in busta paga.
Anche per l’azienda, la scelta di assegnare veicoli a basse emissioni comporta vantaggi in termini di contribuzione. Il valore più contenuto del fringe benefit determina infatti una riduzione dell’IRAP e degli oneri previdenziali, pur richiedendo talvolta investimenti iniziali superiori per l’acquisto o il noleggio dei veicoli green.
Resta aperto il tema della disponibilità di modelli a basse emissioni nel mercato delle flotte, ancora soggetto a vincoli di produzione e consegna. Le imprese, soprattutto quelle con elevate esigenze operative (vendite, logistica, manutenzione), rischiano di non poter procedere con una sostituzione immediata del parco veicoli e di dover affrontare una fase transitoria caratterizzata da fringe benefit più onerosi per i dipendenti.
Infine, occorre sottolineare che le nuove regole valgono esclusivamente per le auto assegnate ad uso promiscuo. I veicoli a uso esclusivamente aziendale, ad esempio quelli utilizzati per spostamenti tra le sedi o per attività operative, restano esclusi dal calcolo del fringe benefit, a patto che non vi sia disponibilità continuativa da parte del dipendente.
Le aziende dovranno quindi riconsiderare in modo sistemico le modalità di assegnazione dei veicoli, le procedure interne di rendicontazione e le comunicazioni ai dipendenti. Un lavoro che richiede coordinamento tra le risorse umane, gli uffici fiscali e le funzioni amministrative, soprattutto per le realtà che gestiscono flotte aziendali di grandi dimensioni. La scadenza del 30 giugno si presenta come un punto di svolta che segnerà un prima e un dopo nella fiscalità dell’auto aziendale in Italia.
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