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Sempre più italiani scelgono la Spagna: una nuova emigrazione tra fuga dal precariato, salari più alti e qualità della vita mediterranea

Negli ultimi anni la Spagna si è imposta come una delle destinazioni preferite dagli italiani che decidono di trasferirsi all’estero, scalzando mete tradizionali come Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Si tratta di una nuova emigrazione non più legata alla povertà materiale, ma a un disagio più profondo, radicato nella mancanza di prospettive professionali, nella stagnazione salariale e in un sistema economico che fatica ad attrarre e trattenere i propri talenti. Secondo i dati ISTAT e AIRE aggiornati al 2024, oltre 180.000 italiani si sono trasferiti in Spagna negli ultimi cinque anni, di cui oltre la metà con un’età compresa tra i 25 e i 40 anni.


Tra le destinazioni principali figurano Madrid, Barcellona, Valencia, Siviglia e le Isole Baleari. Le ragioni di questa scelta sono molteplici e spesso si intrecciano tra loro: maggiore dinamismo economico, stipendi medi più elevati, presenza di un mercato del lavoro meno rigido e più meritocratico, diffusione dell’inglese nei contesti professionali e un sistema fiscale ritenuto più stabile e accessibile. A queste motivazioni si aggiunge una qualità della vita considerata superiore rispetto a molte città italiane, soprattutto sul fronte dei servizi pubblici, del costo dell’abitazione e della mobilità urbana.


Uno degli elementi più frequentemente citati da chi emigra è il divario salariale. In Italia, secondo Eurostat, il salario lordo medio mensile per un giovane laureato sotto i 30 anni si aggira intorno ai 1.350 euro. In Spagna, a parità di titolo e mansione, si può arrivare anche a 1.800 o 2.000 euro nelle grandi città, con opportunità di carriera più rapide, in particolare nei settori tech, turismo, marketing digitale, sanità e ingegneria. A pesare sulla decisione di lasciare l’Italia è anche l’enorme diffusione di contratti precari, a termine o part-time involontario: oltre il 28% dei giovani italiani lavora in condizioni non stabili, contro una media spagnola inferiore al 20%.


Oltre all’ambito strettamente lavorativo, molti italiani sono attratti da un clima culturale percepito come più aperto e moderno. La Spagna è vista come un paese in cui la burocrazia è meno oppressiva, in cui le differenze generazionali sono meno marcate, e in cui il sistema di welfare, pur con le sue criticità, offre un accesso più snello a servizi fondamentali, come la sanità e l’istruzione pubblica. Inoltre, le politiche attive per l’occupazione, in particolare nei programmi di formazione professionale e inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, sono considerate più efficaci.


A favorire l’incremento della migrazione verso la Spagna contribuiscono anche gli accordi di mobilità all’interno dell’Unione Europea. L’assenza di barriere legali, l’equipollenza dei titoli di studio, l’assistenza sanitaria garantita e la possibilità di aprire un’attività con costi e procedure ridotti hanno reso il trasferimento sempre più accessibile anche per piccoli imprenditori, liberi professionisti e lavoratori autonomi italiani. Il crescente numero di smart worker che, dopo la pandemia, hanno deciso di spostarsi in città mediterranee più vivibili ha consolidato questo trend, trasformando alcune aree urbane della Spagna in veri e propri hub di italiani digitali.


Non mancano, però, anche i segnali di un’Italia che, nel frattempo, fatica a reagire. Le politiche di rientro dei cervelli lanciati negli scorsi anni hanno avuto un impatto molto limitato. Le agevolazioni fiscali per chi torna non sono state accompagnate da vere politiche industriali in grado di creare un tessuto lavorativo capace di attrarre profili ad alta qualificazione. I giovani italiani che vivono in Spagna mantengono spesso forti legami familiari e affettivi con il proprio paese, ma mostrano un crescente disincanto verso la possibilità di tornare a vivere stabilmente in Italia, dove il clima di sfiducia generazionale resta elevato.


Anche la dimensione linguistica gioca un ruolo cruciale: lo spagnolo, facilmente accessibile per chi parla italiano, permette una rapida integrazione nella vita quotidiana e nei contesti professionali. Non a caso, corsi di lingua e master internazionali con sede in Spagna registrano ogni anno una quota crescente di studenti italiani. Il multiculturalismo diffuso, soprattutto in metropoli come Barcellona o Madrid, rappresenta un ulteriore elemento attrattivo per chi desidera inserirsi in un contesto aperto, internazionale e tollerante.


La nuova emigrazione verso la Spagna non è dunque un fenomeno passeggero, ma la fotografia di un’Italia che perde capitale umano proprio tra le generazioni più dinamiche, mentre la Spagna si rafforza come polo attrattivo del Sud Europa. Se da un lato questa mobilità può essere letta come espressione della libera circolazione delle competenze all’interno dell’Unione, dall’altro pone interrogativi urgenti sul futuro del mercato del lavoro italiano e sulle politiche necessarie per invertire una tendenza ormai consolidata.

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