Scott Bessent, il nuovo volto del Tesoro USA e la visione ribassista sui mercati: tra volatilità e strategia economica
- piscitellidaniel
- 21 mar
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Da quando Scott Bessent è stato nominato Segretario al Tesoro degli Stati Uniti nell’ambito del secondo mandato presidenziale di Donald Trump, le sue dichiarazioni sui mercati finanziari hanno attirato l’attenzione degli analisti e degli operatori economici globali. Ex manager dell’hedge fund Soros Fund Management, Bessent ha portato al Tesoro una visione finanziaria fortemente improntata alla gestione attiva del rischio e al realismo sui cicli di mercato. Una prospettiva che si riflette anche nel commento rilasciato durante l’intervista alla trasmissione “Meet the Press” della NBC, dove ha definito la recente correzione degli indici azionari statunitensi come “una risposta normale e sana”.
Dal 20 gennaio 2025, giorno dell’insediamento del nuovo esecutivo, l’S&P 500 ha registrato un calo del 5,9%, mentre il Nasdaq ha perso oltre il 10%, entrando tecnicamente in fase di correzione. La reazione dei mercati è avvenuta in parallelo al rafforzamento della linea protezionistica dell’amministrazione Trump, che ha annunciato nuovi dazi commerciali su beni provenienti da Cina, Messico, Canada e altri partner strategici. Le tensioni legate al commercio globale, unite ai segnali di rallentamento economico negli Stati Uniti, hanno alimentato la volatilità degli indici e rafforzato le aspettative di una revisione al ribasso delle stime di crescita.
Scott Bessent ha affrontato la questione senza sminuire i rischi, ma tentando di fornire un quadro razionale della situazione. Secondo il Segretario al Tesoro, una correzione è fisiologica all’interno di un mercato sano. I suoi commenti, definiti da più osservatori come “inaspettatamente franchi”, hanno posto l’accento sulla necessità di evitare eccessi e di non temere l’instabilità nel breve termine, poiché spesso rappresenta una valvola di sfogo per euforie speculative accumulate.
La sua posizione non è passata inosservata neppure alla stampa mainstream. Thomas Friedman, editorialista del New York Times, ha evidenziato la natura insolita dell’approccio: “Se fosse ancora alla guida del suo hedge fund, Bessent sarebbe probabilmente in posizione ribassista”. Un’osservazione che si collega all’origine professionale del nuovo Segretario al Tesoro, la cui esperienza nei mercati privati si sta riflettendo nel suo approccio alle dinamiche macroeconomiche.
Bessent ha anche dichiarato che non esiste garanzia che l’economia americana possa evitare una recessione, sottolineando che la resilienza dipenderà dalla qualità delle politiche fiscali, dalla semplificazione normativa e dalla sicurezza energetica. Tre pilastri, questi, che l’amministrazione intende rafforzare per sostenere la produttività, favorire gli investimenti domestici e ridurre la dipendenza dalle importazioni strategiche.
Nel contesto delle recenti decisioni della Federal Reserve – che ha lasciato invariati i tassi d’interesse nel range 4,25%-4,50% ma ha rivisto al ribasso le stime di crescita per l’anno – il Dipartimento del Tesoro guidato da Bessent si trova a operare con un margine di manovra limitato e sotto pressione da parte dei mercati finanziari, già nervosi per l’instabilità geopolitica e commerciale. Il contrasto tra l’atteggiamento attendista della banca centrale e il dinamismo dichiarato del Tesoro apre un nuovo fronte di osservazione tra le due principali istituzioni economiche del Paese.
La visione “ribassista costruttiva” di Bessent è stata confermata anche nelle riunioni a porte chiuse con i principali stakeholder del settore finanziario, dove ha ribadito la necessità di ricondurre le aspettative del mercato su binari più realistici e meno alimentati dalla liquidità straordinaria degli anni passati. L’obiettivo, secondo fonti vicine al Dipartimento, sarebbe quello di evitare la formazione di nuove bolle speculative che, come accaduto nel settore tecnologico negli anni Duemila o in quello immobiliare nel 2008, potrebbero generare squilibri sistemici difficili da controllare.
L’iniziativa più discussa riguarda il supporto a una nuova legislazione sulla trasparenza degli investimenti istituzionali e sull’informativa finanziaria obbligatoria per i fondi sovrani che operano nel mercato USA. Si tratta di una misura ancora in fase di valutazione al Congresso, ma che secondo Bessent rafforzerebbe la sicurezza economica nazionale in un contesto di crescente competizione globale.
Parallelamente, il Tesoro sta elaborando un piano per incentivare il rimpatrio di capitali da parte delle multinazionali americane, attraverso agevolazioni fiscali temporanee che dovrebbero favorire la reinternalizzazione di risorse da investire in infrastrutture, ricerca e produzione avanzata. La misura ha ricevuto una prima accoglienza positiva da parte delle lobby industriali, mentre suscita perplessità tra i democratici, che temono l’ennesimo beneficio a vantaggio delle grandi corporation.
La posizione di Scott Bessent rimane centrale in un’amministrazione che ha fatto del controllo diretto delle leve economiche uno dei suoi obiettivi prioritari. Il suo stile, diretto e privo di filtri diplomatici, sta ridefinendo il ruolo del Tesoro come soggetto attivo non solo nella gestione fiscale, ma anche nella regolazione dell’interazione tra politica, mercato e tecnologia. Una trasformazione che avviene in un momento di transizione strutturale per l’economia americana e che potrebbe avere effetti duraturi sul modo in cui Washington affronta le dinamiche di Wall Street.
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