Pensioni, la UIL chiede flessibilità a 62 anni: “età di uscita troppo alta, serve riforma strutturale”
- piscitellidaniel
- 19 giu
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Nel corso di un’audizione presso la Commissione Lavoro del Senato, la UIL ha rilanciato il tema della riforma previdenziale chiedendo l’introduzione di un meccanismo di flessibilità in uscita dal lavoro a partire dai 62 anni. L’intervento del segretario confederale Domenico Proietti ha evidenziato le criticità dell’attuale sistema, incentrato su un’età pensionabile che, per la vecchiaia ordinaria, si attesta a 67 anni. Una soglia che la UIL definisce eccessiva e penalizzante per lavoratori che, soprattutto in determinati settori, non sono più in grado di mantenere una piena continuità lavorativa in età avanzata.
La proposta sindacale parte dalla constatazione che la media dell’età effettiva di pensionamento in Italia è tra le più alte d’Europa. Proietti ha sottolineato come, in altri paesi europei, siano già previsti meccanismi strutturati di flessibilità e prepensionamento, in grado di offrire uscite anticipate senza penalizzazioni eccessive. In Francia, ad esempio, si è recentemente ritoccata l’età pensionabile, ma con forti garanzie per i lavoratori precoci e per quelli impiegati in mansioni gravose. In Spagna e in Germania i sistemi di pensionamento anticipato con penalità graduali sono già operativi da tempo. La UIL ritiene quindi necessario che anche l’Italia si doti di uno strumento stabile e universalistico che consenta di andare in pensione a 62 anni con almeno 41 di contributi, senza misure straordinarie da rinnovare di anno in anno.
Nel corso dell’intervento, il sindacato ha anche criticato le formule attualmente in vigore come Quota 103, considerata poco efficace. Con il vincolo di 41 anni di contributi e 62 anni d’età, e con un calcolo interamente contributivo per le quote eccedenti, la misura viene ritenuta troppo penalizzante e applicabile a una platea limitata. La UIL chiede l’abolizione di finestre e penalizzazioni che, nei fatti, scoraggiano il ricorso alle opzioni anticipate. Inoltre, si segnala che i lavoratori discontinui, soprattutto le donne, sono sistematicamente esclusi dalle formule standard, e non riescono a raggiungere in tempo utile i requisiti richiesti.
Altro punto evidenziato è la necessità di valorizzare la previdenza complementare. Secondo Proietti, è urgente rilanciare i fondi pensione con una fiscalità incentivante e un sistema di adesione contrattuale che consenta a milioni di lavoratori, soprattutto giovani e autonomi, di costruire una seconda gamba pensionistica solida. La UIL propone di portare la deducibilità fiscale dei versamenti fino a 10.000 euro annui e di facilitare il trasferimento delle posizioni tra fondi diversi, oggi ancora ostacolato da barriere burocratiche e costi non trascurabili. L’obiettivo è rendere il secondo pilastro pensionistico un reale strumento di integrazione della pensione pubblica, che nei prossimi decenni sarà inevitabilmente più contenuta a causa del calcolo contributivo.
Un capitolo a parte riguarda la previdenza delle donne. Il sindacato ha ribadito la richiesta di riconoscere almeno un anno di contributi figurativi per ogni figlio, misura già attiva in altri ordinamenti europei e da tempo al centro di proposte legislative mai attuate in Italia. La UIL sottolinea che le carriere femminili, spesso interrotte o part-time, rendono difficile maturare gli anni richiesti, producendo un doppio svantaggio: pensioni più basse e accesso ritardato al pensionamento. La richiesta è quella di una normativa organica che tenga conto del lavoro di cura, introducendo una contribuzione aggiuntiva o di garanzia per le madri lavoratrici.
La UIL ha anche richiamato l’attenzione sul tema della pensione di garanzia per i giovani. In un mercato del lavoro sempre più caratterizzato da discontinuità, contratti atipici e bassi redditi, milioni di lavoratori under 40 rischiano di percepire in futuro assegni pensionistici inferiori alla soglia di povertà. La proposta è introdurre un meccanismo di integrazione che garantisca almeno 1.000 euro mensili netti a chi ha una carriera lavorativa sufficientemente lunga ma poco remunerata. Per finanziare questa misura, il sindacato propone di utilizzare parte del gettito derivante dalla lotta all’evasione fiscale e di rivedere alcune agevolazioni contributive oggi riservate alle imprese.
Il sindacato ha inoltre chiesto un rafforzamento delle commissioni di vigilanza e trasparenza sugli istituti previdenziali, in particolare sulle gestioni separate e sui fondi privati. Proietti ha sottolineato come, in troppi casi, vi siano discrepanze nei versamenti, errori nei conteggi e ritardi nell’accredito della contribuzione, che rischiano di penalizzare il montante contributivo e generare importi errati al momento della liquidazione. In quest’ottica, si propone di istituire una struttura nazionale permanente di assistenza previdenziale con compiti ispettivi e di conciliazione tra lavoratori e enti gestori.
Infine, la UIL ha definito inaccettabile l’ipotesi di un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile a causa dell’adeguamento automatico alla speranza di vita. Il sindacato chiede che l’età di accesso alla pensione venga sottratta alla logica automatica e riportata alla dimensione politica e sociale, tenendo conto non solo dell’aspettativa di vita media, ma anche dell’età lavorativa effettiva, della gravosità delle mansioni e delle condizioni di salute dei lavoratori anziani. Proietti ha concluso auspicando l’apertura di un tavolo permanente di confronto con il governo per scrivere una riforma previdenziale stabile, equa e sostenibile.
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