Oltre 7.000 aziende italiane ottengono la certificazione di parità di genere: un passo avanti verso l'uguaglianza sul lavoro
- piscitellidaniel
- 28 apr
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Il panorama imprenditoriale italiano sta vivendo una trasformazione significativa con l'adozione crescente della certificazione di parità di genere. Secondo i dati più recenti, oltre 7.000 aziende hanno ottenuto questa certificazione, superando ampiamente l'obiettivo iniziale di 800 imprese previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) entro il 2026.
La certificazione, introdotta dalla legge n. 162/2021 e regolamentata dalla prassi UNI/PdR 125:2022, rappresenta un riconoscimento ufficiale per le aziende che adottano politiche e pratiche volte a promuovere l'uguaglianza di genere all'interno del proprio ambiente lavorativo. Questo strumento valuta sei aree principali: cultura e strategia aziendale, governance, processi delle risorse umane, opportunità di crescita e inclusione, equità salariale e tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.
Il processo di certificazione è volontario e prevede che le aziende interessate si sottopongano a una valutazione da parte di organismi accreditati, che verificano l'aderenza agli standard stabiliti. Per ottenere la certificazione, le imprese devono raggiungere almeno il 60% del punteggio massimo previsto dai Key Performance Indicators (KPI) definiti nella prassi UNI/PdR 125:2022.
Le aziende che ottengono la certificazione possono beneficiare di diversi incentivi e vantaggi. Tra questi, sgravi contributivi fino a 50.000 euro, punteggi aggiuntivi negli appalti pubblici e accesso facilitato a finanziamenti e bandi. Inoltre, la certificazione contribuisce a migliorare la reputazione aziendale, attrarre talenti e investitori sensibili ai temi della diversity e dell'inclusione, e creare un ambiente di lavoro più equo e motivante.
Particolare attenzione è stata rivolta alle micro, piccole e medie imprese (MPMI), che costituiscono il tessuto imprenditoriale italiano. Per supportarle nel percorso di certificazione, sono stati messi a disposizione contributi a fondo perduto fino a 12.500 euro per coprire i costi dell'assistenza tecnica e della procedura di certificazione. Questi contributi sono erogati attraverso avvisi pubblici gestiti dal Dipartimento per le Pari Opportunità e da Unioncamere.
Numerose aziende hanno già ottenuto la certificazione, dimostrando l'efficacia delle politiche adottate. Ad esempio, Sanofi Italia ha raggiunto la parità di genere nei ruoli manageriali e ha introdotto un congedo parentale neutro con 14 giorni aggiuntivi per tutti i genitori. Il Gruppo Chiesi ha eliminato il divario retributivo di genere e ha previsto ulteriori 12 settimane di congedo retribuito al 100% per la genitorialità. Terna ha implementato un piano strategico per la parità di genere con 12 obiettivi specifici. Coop Italia ha ottenuto la certificazione per la parità di genere e ha incrementato la presenza femminile nei ruoli direttivi.
Il successo della certificazione di parità di genere in Italia rappresenta un passo importante verso la costruzione di un ambiente lavorativo più equo e inclusivo. Le aziende che adottano politiche di uguaglianza di genere non solo contribuiscono al progresso sociale, ma migliorano anche la propria competitività e attrattività sul mercato.
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