Fare dell’accademia italiana una fabbrica di eccellenza agli occhi del mondo, più di quanto non lo sia stata finora, grazie ad un’offerta realmente attrattiva per gli studenti a livello internazionale. Un obiettivo in collaborazione tra ministero e gli stessi atenei nel rispetto della loro autonomia, quello delineato dal ministro all’università e ricerca ospite oggi al Festival dell’economia di Trento. Nel confronto ospitato dal palazzo della Regione, partendo dal focus “sull’internazionalizzazione di ricerca e formazione” e dalle domande del giornalista del Sole 24 Ore Eugenio Bruno, sono stati toccati i temi prioritari e di attualità per il sistema dell’alta formazione e della ricerca italiano: dalle nuove frontiere come i supercalcolatori e l’intelligenza artificiale allo sviluppo degli atenei secondo logiche di competitività e qualità, nell’ottica delle aggregazioni, network e “federazioni” come proposto dal ministro, passando per l’argomento “caldo” delle proteste e dall’annuncio sui test per medicina (il decreto è in arrivo, ha detto il ministro, i posti sono 20.867).
Alla presenza in sala, tra gli altri, dell’assessore provinciale allo sviluppo economico, lavoro, università, ricerca e della vicepresidente della Provincia e assessore all’istruzione, cultura e sport, politiche per la famiglia, per i giovani e per le pari opportunità, nonché del rettore dell’ateneo trentino Flavio Deflorian e del presidente di FBK Ferruccio Resta, il ministro è partito proprio al tema del “supercalcolo”. Settore che assieme a big data, tecnologie quantistiche e intelligenza artificiale a servizio rappresenta il “futuro del futuro” per l’università e la ricerca italiana, anche grazie ai progetti avviati. Dal supercomputer di Leonardo alla candidatura dell’Italia - con la miniera dismessa di Sos Enattos in Sardegna - per l’Einstein Telescope europeo.
Secondo tema, il richiamo per studenti e ricercatori a livello internazionale. Secondo il ministro, che guarda al confronto costante con i rettori, le università devono capire che non è aumentando i corsi che si aumenta attrattività degli atenei, ma con qualità e competitività dell’offerta. Perché dunque, ragiona il ministro, non cominciare a parlare di “federazioni” tra gli atenei, di network e di opportunità accattivanti anche per chi viene da fuori?
C’è poi il collegamento che deve essere sempre più forte tra ricerca e imprese, il nodo della continuità dei fondi per la ricerca, gli interventi su housing e borse di studio considerati dal ministero come una priorità.
Il ministro dà quindi un’anticipazione sui test di medicina a cui, precisa il giornalista Bruno, ci sono 61mila iscritti (il decreto è pronto, è la risposta, ci saranno 20.867 posti nelle facoltà di medicina, in crescita rispetto agli anni precedenti) e poi tocca l’attualità di questi giorni. Rispettiamo le proteste, anche quelle radicali e per noi urticanti, ragiona il ministro, ma non possiamo accettare violenze o che gli atenei si trasformino in quello che non possono essere, cioè luoghi occupati, impedendo lo svolgimento delle funzioni proprie degli atenei, formazione e ricerca. La vera libertà è quella degli altri, questo dovrebbe essere l’insegnamento da trasmettere: così si conclude il suo intervento.
Fonte: festivaleconomia.it
Comments