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Mattarella: sui rifugiati serve più impegno, è un dovere morale oltre che politico

Nel corso della Giornata mondiale del rifugiato, celebrata il 20 giugno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un appello forte alla responsabilità collettiva, sollecitando un impegno maggiore, concreto e condiviso da parte delle istituzioni italiane, europee e internazionali nella tutela dei diritti delle persone costrette a fuggire dai loro Paesi per guerre, persecuzioni, disastri ambientali o gravi crisi economiche. Secondo il Capo dello Stato, garantire protezione ai rifugiati non rappresenta solo un obbligo giuridico derivante dai trattati internazionali, ma costituisce anche un dovere morale, profondamente radicato nei valori della Costituzione italiana e nella tradizione umanitaria dell’Europa.


Mattarella ha ricordato che il numero dei rifugiati nel mondo ha superato i 120 milioni di persone, secondo i dati aggiornati dell’UNHCR, e che mai nella storia contemporanea si era registrata una tale quantità di esseri umani costretti a lasciare la propria terra in cerca di salvezza. Una massa di donne, uomini, bambini in fuga da contesti segnati da violenze, discriminazioni, privazione dei diritti fondamentali. La questione, ha sottolineato il presidente, non può essere ridotta a semplice emergenza, ma richiede un approccio strutturale, responsabile, capace di coniugare sicurezza e solidarietà, gestione razionale dei flussi e rispetto della dignità umana.


Nel suo discorso, Mattarella ha richiamato i principi fondanti della Repubblica e della democrazia europea, che impongono la protezione dei vulnerabili come elemento irrinunciabile di civiltà. Ha citato espressamente l’articolo 10 della Costituzione, che riconosce il diritto d’asilo a chiunque sia impedito nel proprio Paese nell’esercizio delle libertà democratiche. La sua dichiarazione si inserisce in un contesto globale sempre più segnato dalla tensione tra chi invoca muri e chi lavora per costruire ponti, tra chi alimenta la paura e chi, al contrario, sostiene la necessità di una risposta umana, razionale e sostenibile ai fenomeni migratori.


Il presidente ha anche evidenziato come la protezione dei rifugiati sia una responsabilità condivisa, che richiede la cooperazione internazionale, la solidarietà tra gli Stati e un’efficace governance multilivello. Ha riconosciuto gli sforzi dell’Italia nell’accoglienza, ma ha ribadito che serve uno sforzo maggiore, a partire dall’Europa, per non lasciare soli i Paesi di primo approdo. La gestione dei flussi migratori e dei rifugiati non può gravare solo sulle spalle di poche nazioni: occorre equità nei meccanismi di ricollocamento, sostegno finanziario alle comunità locali, rafforzamento dei corridoi umanitari e politiche di integrazione che trasformino la protezione in opportunità reciproca.


Nel passaggio più intenso del suo intervento, Mattarella ha sottolineato che «fare di più per i rifugiati non è una concessione, ma un imperativo morale». Ha invitato la politica a sottrarsi alle logiche del consenso immediato e ad agire con visione di lungo periodo, riconoscendo nel rifugiato non un problema, ma una persona con una storia, dei diritti, una speranza. Ha poi elogiato il lavoro silenzioso e fondamentale di tante realtà del terzo settore, delle associazioni, dei volontari, che ogni giorno prestano assistenza, accompagnano i percorsi di integrazione, difendono la dignità dei più fragili.


Il Capo dello Stato ha voluto ricordare le tante tragedie del Mediterraneo, con migliaia di persone morte in mare nel tentativo disperato di raggiungere l’Europa, denunciando l’indifferenza e l’assuefazione che rischiano di spegnere la coscienza collettiva. Ha chiesto un cambio di paradigma culturale, in grado di restituire centralità alla persona umana, a partire dalle narrazioni pubbliche e mediatiche, spesso distorte da stereotipi o da una rappresentazione esclusivamente emergenziale e securitaria del fenomeno migratorio.


Il suo intervento ha assunto anche una valenza simbolica sul piano internazionale, in un momento in cui il tema dei rifugiati è al centro di forti tensioni geopolitiche, dalla guerra in Ucraina alle crisi in Africa subsahariana, passando per i conflitti in Medio Oriente e le conseguenze del cambiamento climatico. Mattarella ha ribadito la necessità di affrontare le cause profonde delle migrazioni forzate, investendo in pace, sviluppo sostenibile, cooperazione internazionale, educazione e diritti. Ha espresso l’auspicio che le organizzazioni multilaterali, a partire dall’ONU e dall’Unione europea, rafforzino il proprio impegno per soluzioni strutturali, giuste e rispettose dei diritti fondamentali.


Infine, il presidente ha rivolto un pensiero speciale ai minori stranieri non accompagnati, tra le categorie più vulnerabili, sottolineando la necessità di garantire protezione legale, tutela psicologica e accesso all’istruzione. Ha ribadito che una società civile matura si misura nella capacità di prendersi cura di chi è più debole, e che la difesa dei rifugiati rappresenta una cartina di tornasole della qualità della nostra democrazia.

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