Lavoro, torna a salire la disoccupazione: a marzo 2025 è al 6%, vola al 19% tra i giovani
- piscitellidaniel
- 2 mag
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Nel mese di marzo 2025 il tasso di disoccupazione in Italia è tornato a salire, attestandosi al 6%, in crescita di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente. Lo rende noto l’Istat, che evidenzia una flessione degli occupati pari a circa 16.000 unità nel corso del mese. Sebbene il dato appaia contenuto, segnala un’inversione di tendenza rispetto ai mesi precedenti, durante i quali si era registrato un progressivo miglioramento del mercato del lavoro.
Ancora più preoccupante risulta la situazione occupazionale dei giovani. La disoccupazione nella fascia tra i 15 e i 24 anni è salita di quasi due punti percentuali, toccando quota 19%. A febbraio il tasso era pari al 17,3%, mentre a gennaio era sceso sotto il 17%, segnando una tendenza al miglioramento che ora sembra essersi bruscamente interrotta. La difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro per i più giovani resta dunque una delle principali criticità strutturali del sistema italiano, nonostante le misure messe in campo negli ultimi anni per incentivarne l’occupazione, dai tirocini professionalizzanti ai contratti agevolati.
Analizzando i dati in una prospettiva più ampia, si nota però che il mercato del lavoro italiano mantiene una certa resilienza. Su base annua, infatti, il numero complessivo degli occupati risulta superiore di 450.000 unità rispetto a marzo 2024, con un incremento dell’1,9%. Anche nel confronto trimestrale (gennaio-marzo 2025 rispetto a ottobre-dicembre 2024) si registra una variazione positiva: +224.000 occupati, pari a +0,9%. Il tasso di occupazione si mantiene stabile al 63%, un valore ancora inferiore alla media europea ma in costante miglioramento rispetto agli anni precedenti.
Sul fronte dell’inattività, ovvero la percentuale di popolazione in età da lavoro che non è occupata né cerca attivamente un impiego, i dati Istat mostrano un leggero calo: 11.000 persone in meno rispetto a febbraio. Il tasso di inattività rimane al 32,9%, confermando una tendenza positiva rispetto ai livelli più elevati registrati in passato. Tuttavia, l’Italia continua a essere uno dei Paesi con la quota più alta di inattivi nell’area euro, in particolare tra le donne e nelle regioni del Mezzogiorno.
Dal punto di vista congiunturale, le dinamiche del mercato del lavoro rispecchiano l’andamento moderatamente positivo dell’economia nazionale. Il prodotto interno lordo nel primo trimestre dell’anno ha fatto segnare un +0,3% rispetto ai tre mesi precedenti, superando le previsioni che si attestavano tra lo 0,1% e lo 0,2%. La crescita, seppur limitata, ha sostenuto l’occupazione in alcuni settori chiave, come i servizi, l’industria manifatturiera e le costruzioni. Tuttavia, l’incertezza legata al contesto internazionale, la debolezza della domanda interna e l’inflazione ancora elevata rappresentano elementi di freno.
Tra i settori più colpiti dalla riduzione dell’occupazione a marzo si segnalano il commercio al dettaglio, l’agricoltura e alcuni comparti della pubblica amministrazione. In questi ambiti, la fine di alcuni contratti temporanei e l’attesa per nuovi bandi di concorso hanno inciso negativamente sui livelli occupazionali. Al contrario, si rafforza la tenuta dell’occupazione nel settore dei servizi alla persona, nella sanità privata e nel turismo, dove la ripresa stagionale sta già iniziando a dare i primi segnali positivi.
Per affrontare il problema della disoccupazione giovanile, il governo ha annunciato un rafforzamento dei fondi destinati al programma “Garanzia Giovani” e un incremento delle risorse per la formazione tecnica e professionale. È allo studio anche una riforma dei centri per l’impiego, finalizzata a rendere più efficace l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.nParallelamente, Confindustria e sindacati hanno avviato tavoli tecnici per definire nuovi strumenti contrattuali che incentivino le assunzioni stabili, in particolare per i profili under 30.
L’Istat sottolinea che il mercato del lavoro italiano, pur mostrando segnali positivi su base annua, resta fragile e esposto a rischi legati al rallentamento economico globale e alle turbolenze politiche che possono influenzare la fiducia delle imprese. Gli analisti ritengono che la chiave per ridurre strutturalmente la disoccupazione sia un aumento degli investimenti pubblici e privati in innovazione, infrastrutture e capitale umano, settori in grado di generare occupazione stabile e qualificata.
I dati di marzo offrono quindi un quadro articolato e contraddittorio: da un lato la conferma di una crescita dell’occupazione rispetto all’anno precedente, dall’altro l’evidenza di una nuova fase di rallentamento, con la disoccupazione che torna a salire, soprattutto tra i giovani. Una dinamica che impone risposte rapide, incisive e strutturali da parte delle istituzioni, delle imprese e delle forze sociali.
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