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Kaja Kallas: «L’Ucraina non può arrendersi». Zelensky chiede venticinque sistemi Patriot per difendere i cieli del Paese

Nel pieno di una nuova fase di tensione militare, la premier estone Kaja Kallas ha ribadito la necessità che l’Ucraina continui a resistere senza concessioni territoriali alla Russia, sottolineando che ogni cedimento sarebbe una sconfitta non solo per Kiev ma per l’intera Europa. Le sue parole arrivano mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky rilancia un appello concreto agli alleati occidentali: per proteggere il Paese dai continui attacchi missilistici, servono almeno venticinque sistemi di difesa aerea Patriot.


La dichiarazione di Kallas, tra le voci più ferme in Europa sul sostegno a Kiev, è maturata durante una riunione ministeriale dedicata alla sicurezza e alla cooperazione militare, nella quale la premier ha evidenziato che l’obiettivo della Russia resta quello di logorare la resistenza ucraina e testare la coesione dell’Occidente. Ha ricordato come la difesa dell’Ucraina rappresenti un punto cardine per la sicurezza collettiva europea e ha invitato gli Stati membri a non cedere alla stanchezza o a pressioni interne volte a ridurre gli aiuti. Secondo Kallas, la pace ottenuta attraverso compromessi territoriali sarebbe solo temporanea e rischierebbe di aprire la strada a nuovi conflitti nel continente.


Parallelamente, da Kiev Zelensky ha illustrato la gravità della situazione nei cieli ucraini. Le recenti ondate di attacchi russi con missili da crociera e droni kamikaze hanno messo sotto pressione le difese aeree, costringendo le autorità militari a distribuire in modo selettivo le batterie antiaeree per proteggere le infrastrutture strategiche. Il presidente ha spiegato che, per garantire la sicurezza dell’intero Paese, servirebbero almeno venticinque sistemi Patriot, ognuno in grado di difendere una vasta area urbana o industriale. Si tratterebbe, ha sottolineato, dell’unico modo per creare una vera barriera protettiva contro i bombardamenti russi.


Zelensky ha evitato di fornire numeri precisi sul totale dei sistemi già consegnati, ma ha lasciato intendere che la disponibilità attuale è insufficiente. Alcuni dei Patriot ricevuti dagli alleati europei e dagli Stati Uniti sono stati collocati a difesa della capitale e di nodi energetici cruciali, ma vaste porzioni del Paese restano vulnerabili. Kiev lamenta che la lentezza nelle forniture rischia di compromettere la capacità di difesa durante i mesi invernali, quando la Russia tende a colpire in modo sistematico le centrali elettriche e le reti di distribuzione dell’energia.


La richiesta di nuovi Patriot, secondo fonti vicine al ministero della Difesa ucraino, non si limita al numero delle batterie, ma comprende anche missili intercettori e componenti di riserva, essenziali per mantenere i sistemi operativi in modo continuativo. I tecnici ucraini hanno intensificato la cooperazione con le aziende statunitensi produttrici, ma le difficoltà legate alla produzione e alla logistica rendono improbabile un approvvigionamento rapido. Ogni sistema Patriot necessita di addestramento specifico e manutenzione costante, elementi che richiedono tempo e risorse che Kiev fatica a reperire.


Le parole di Kaja Kallas hanno trovato eco tra i Paesi baltici e dell’Europa orientale, che continuano a sostenere una linea dura contro Mosca. Le dichiarazioni della premier estone riflettono il timore, condiviso in particolare da Lituania e Polonia, che un indebolimento del fronte ucraino possa avere ripercussioni dirette sulla sicurezza regionale. Nelle capitali dell’Europa occidentale, invece, si registra una crescente preoccupazione per i costi economici e sociali del conflitto, ma la richiesta di Zelensky e l’appello di Kallas riportano il dibattito politico sulla necessità di un impegno duraturo.


Dal punto di vista militare, gli esperti ritengono che il numero di venticinque sistemi Patriot indichi l’intenzione dell’Ucraina di costruire un dispositivo difensivo su scala nazionale. Ogni batteria, composta da radar, lanciatori e centro di comando, può difendere un’area di circa cento chilometri quadrati. Con questa copertura, Kiev potrebbe proteggere le principali città, i confini con la Polonia e la Slovacchia, e le aree industriali dell’est, riducendo drasticamente la vulnerabilità agli attacchi missilistici. Tuttavia, la disponibilità globale dei Patriot è limitata e la loro fornitura implica decisioni politiche complesse, poiché ogni unità concessa a Kiev riduce le scorte operative di altri Paesi della Nato.


La campagna russa contro le infrastrutture energetiche e i centri logistici ucraini ha riacceso la questione della difesa aerea come fattore determinante nel conflitto. Nelle ultime settimane gli attacchi con droni Shahed e missili Iskander hanno colpito la regione di Kharkiv e le zone di confine con la Bielorussia, evidenziando lacune nel sistema di protezione. Zelensky insiste sul fatto che il rafforzamento delle difese è un prerequisito per qualsiasi futura stabilità e che senza una barriera aerea efficace il Paese rischia di restare esposto a una guerra di logoramento.


Le parole di Kallas e la richiesta di Zelensky arrivano in un momento in cui la diplomazia occidentale cerca di mantenere un equilibrio delicato tra il sostegno all’Ucraina e la gestione delle proprie risorse interne. Gli Stati Uniti, pur confermando l’impegno militare, hanno segnalato difficoltà nell’espansione della produzione dei Patriot e invitato gli alleati europei a contribuire con sistemi equivalenti. Alcuni Paesi, come la Germania e i Paesi Bassi, hanno già fornito unità, ma il fabbisogno complessivo resta molto elevato.


Il messaggio politico che emerge è chiaro: la guerra in Ucraina non mostra segnali di attenuazione e la difesa del cielo ucraino rappresenta la nuova priorità strategica. L’invito di Kallas alla resistenza e la richiesta di Zelensky per un supporto più consistente delineano la consapevolezza che la sopravvivenza militare e politica di Kiev dipende ormai dalla capacità di proteggere i propri cieli e mantenere attivo il sostegno internazionale.

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