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I matrimoni da sogno dei vip valgono un milione all’anno: Venezia capitale del lusso tra turismo d’élite e tensioni locali

Nel cuore della laguna, tra palazzi rinascimentali e canali silenziosi, Venezia si è trasformata in un palcoscenico globale per matrimoni da favola. Da anni ormai la città attrae personaggi dell’alta società, magnati, imprenditori internazionali e star hollywoodiane che scelgono le sue architetture senza tempo per coronare nozze che diventano eventi mediatici planetari. Un fenomeno che, secondo le stime più recenti, vale almeno un milione di euro l’anno in termini di ricadute economiche dirette per il Comune, senza contare l’indotto su hotel, ristoranti, fornitori, trasporti e attività artigianali. È la dimostrazione di come la Serenissima riesca a conciliare la sua identità storica con il business contemporaneo del turismo d’élite.


Due tra i casi più emblematici sono quelli di George Clooney e Amal Alamuddin, che nel 2014 celebrarono il loro matrimonio a Venezia, e l’evento recentissimo che ha visto protagonisti Jeff Bezos e Lauren Sánchez nel giugno 2025. Quest’ultimo, in particolare, ha riacceso il dibattito sull’uso della città come vetrina del lusso globale. Il fondatore di Amazon ha scelto Venezia per un matrimonio sontuoso durato tre giorni, con feste in location storiche come l'Arsenale e la basilica di San Giorgio Maggiore. Gli invitati, una parata di nomi altisonanti tra cui Leonardo DiCaprio, Oprah Winfrey, Bill Gates, Mick Jagger e Anna Wintour, sono stati accolti in strutture extralusso, navigando a bordo di taxi d’acqua riservati, tra addobbi floreali e catering stellati. Il costo complessivo dell’evento è stato stimato attorno ai 50 milioni di dollari. Un investimento colossale, ma che ha messo in moto per giorni decine di aziende, artigiani e professionisti del settore wedding.


Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro non ha nascosto l’orgoglio per l’eco globale di eventi come questo. La città, ha dichiarato, è in grado di offrire una cornice unica che nessun’altra metropoli può replicare. Le celebrazioni di alto profilo, peraltro, non solo generano un ritorno diretto per le casse comunali grazie all’uso degli spazi pubblici, ma rafforzano anche il brand Venezia nel mondo, allontanandola dall'immagine di meta del turismo “mordi e fuggi” a favore di un turismo più selezionato, consapevole e di fascia alta. In questo senso, il Comune punta a far convivere tutela e valorizzazione, promuovendo una città che possa ospitare eventi esclusivi senza però perdere il contatto con la propria autenticità.


Ma se la città sorride dal punto di vista economico, una parte dell’opinione pubblica locale non nasconde preoccupazioni e dissenso. Durante le nozze di Bezos, il gruppo di attivisti “No Space for Bezos” ha manifestato contro l’invasività dell’evento, sottolineando come il centro storico fosse diventato per giorni ostaggio di una cerimonia privata. Le critiche si sono concentrate sullo snaturamento dello spazio urbano, sull’eccessivo impiego di risorse per garantire la sicurezza e sulla creazione di barriere che hanno isolato intere zone del centro storico a uso esclusivo degli ospiti. Gli ambientalisti, in particolare, hanno denunciato l’inquinamento generato dal traffico acqueo intensificato e dai consumi spropositati legati alla logistica dell’evento.


I movimenti di protesta si sono estesi anche oltre il contesto delle nozze vip. Per molti residenti, il susseguirsi di eventi internazionali di lusso rischia di accentuare il processo di gentrificazione e allontanare progressivamente la popolazione residente, già ridotta a meno di 50.000 persone nel centro storico. L’impressione è che Venezia sia sempre più progettata per attrarre ricchi turisti e sempre meno pensata per chi la abita ogni giorno. I matrimoni hollywoodiani diventano così l’ennesimo simbolo di una città “venduta al miglior offerente”, come recitavano alcuni degli striscioni esposti durante le proteste.


In risposta a queste polemiche, il Comune ha avviato una serie di consultazioni con le categorie produttive e le associazioni civiche per definire un codice di comportamento per eventi privati di grandi dimensioni. L’obiettivo è garantire che i benefici economici non si traducano in un ulteriore sacrificio della qualità della vita cittadina. Sono allo studio misure di compensazione per i quartieri più impattati e criteri di sostenibilità ambientale per limitare l’impronta ecologica di eventi come i matrimoni extralusso. Allo stesso tempo, Palazzo Marino difende la scelta strategica di puntare su un turismo di alta gamma, sostenendo che solo così si possa proteggere Venezia da un modello economico fondato sulla quantità e non sulla qualità.


Al di là delle tensioni, i numeri parlano chiaro. Secondo i dati raccolti da operatori locali del settore wedding, ogni matrimonio vip a Venezia coinvolge almeno 40 fornitori locali, crea lavoro per oltre 200 persone tra staff fisso e temporaneo, e produce un gettito di centinaia di migliaia di euro in tasse di soggiorno, affitti e concessioni pubbliche. Un matrimonio di questo tipo può arrivare a generare tra i 500.000 e i 2 milioni di euro in indotto diretto e indiretto. È un’economia che cresce ogni anno, con richieste da tutto il mondo, da parte di clienti in cerca di un’esperienza esclusiva in una delle città più romantiche e scenografiche del pianeta.


Così Venezia continua ad attirare grandi capitali e a vivere tra due anime in tensione: quella della città museo, fragile e delicata, e quella della metropoli globale del lusso e dell’evento. Il futuro della Serenissima passa anche dalla capacità di governare queste contraddizioni senza snaturare la propria identità.

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