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Giorgia Meloni conquista il podio: il suo governo diventa il terzo più longevo nella storia della Repubblica, strategia, traguardi e incognite

Il governo guidato da Giorgia Meloni ha raggiunto un risultato che poche compagini politiche italiane possono vantare: la durata dell’esecutivo è diventata ufficialmente tale da inserirlo al terzo posto fra i governi più longevi della storia della Repubblica Italiana. Superato ormai il traguardo dei 1.093 giorni in carica, l’esecutivo Meloni ha superato l’erogato guidato da Bettino Craxi, segnando un primato simbolico per il Paese. Questo risultato conferma la stabilità di un governo che ha saputo resistere in un contesto politico italiano assai refrattario alle durate lunghe, e segna un momento di svolta sia per la leader del governo che per la coalizione di centro-destra che lo sostiene.


La celebrazione da parte della premier, intervenuta direttamente sui canali social e nei messaggi istituzionali, ha sottolineato come si tratti di un passaggio «importante per la fiducia degli italiani» e per «la capacità del Paese di reggere l’urto delle sfide interne e internazionali». L’attenzione al dato numerico — i giorni trascorsi dall’insediamento fino al sorpasso di Craxi — è infatti ricorsa nei documenti del governo e nelle comunicazioni della presidenza del Consiglio, a indicare la consapevolezza strategica del valore simbolico del traguardo. Tale selezione mette in risalto come, oltre all’ordinaria attività governativa, la durata stessa sia divenuta asset comunicativo e politico.


Dalla sua nomina al 22 ottobre 2022, il governo Meloni ha dovuto affrontare una serie di emergenze — dalla crisi energetica e inflazionistica derivante dalla guerra in Ucraina, alle sfide della gestione del Pnrr, fino alla riforma fiscale e alla transizione ecologica e digitale — tutte e tre accomunate da un grado elevato di complessità decisionale. Nel corso del suo mandato, il governo ha approvato pacchetti di legge e indirizzi che hanno toccato vari settori: fisco, infrastrutture, sostegno alle imprese, politiche familiari e immigrazione. La durata crescente dell’esecutivo ha permesso di ottenere una modalità operativa meno condizionata dal ciclo politico immediato, offrendo alla coalizione un orizzonte di azione più lungo rispetto alla tradizione italiana.


Tuttavia, l’ampliamento del calendario del governo non significa automaticamente che tutte le riforme siano state completate o che la governabilità non presenti zone di tensione. L’appartenenza a una coalizione composita implica continue mediazioni interne, e l’aumento della durata implica anche un innalzamento delle aspettative da parte dell’opinione pubblica. In particolare, il governo si trova a gestire l’equilibrio fra promesse elettorali e realizzazioni concrete, fra gli impegni internazionali e la condizione interna, fra la necessità di riformare e quella di evitare conflitti sociali. Le riforme in campo istituzionale — come la revisione del sistema elettorale, la separazione delle carriere nella pubblica amministrazione e la riorganizzazione degli enti locali — sono ancora al centro del dibattito e presentano tempistiche non immediate. La durata del governo consente di affrontarle, ma anche impone che i risultati siano visibili e tangibili, pena la perdita di consenso.


Sul piano politico interno, la strategia della premier appare incentrata su alcuni cardini: mantenere la coesione della coalizione, puntare su tematiche di identità e sovranità nazionale, promuovere una narrazione in cui il governo rappresenti «stabilità» in un Paese tradizionalmente instabile, e consolidare la leadership personale. La celebrazione del record di durata è funzionale a questa narrativa, perché rafforza l’immagine del governo come inattaccabile dal ricambio politico e dalle crisi interne. Allo stesso tempo, questa fase rende la figura della premier più visibile e allo stesso tempo più vulnerabile: in caso di errori o rallentamenti importanti, l’aspettativa che un governo stabile debba produrre risultati può trasformarsi in pressione inedita.


Sul versante delle politiche pubbliche, il piano operativo del governo dovrà fare i conti con un contesto che presenta almeno tre grandi sfide: il completamento della transizione energetica e la riduzione della dipendenza esterna, l’attuazione del Pnrr e la sua capacità di dare impulso a investimenti e occupazione, e la tenuta sociale e la crescita economica in un contesto internazionale incerto. La maggiore durata del governo consente un orizzonte più lungo per questi percorsi, ma non cancella il vincolo del consenso: i cittadini giudicano non solo la permanenza al potere, ma anche la misura in cui il governo ha realizzato efficacemente ciò che aveva promesso.


In questa prospettiva, la permanenza al terzo posto come durata pone anche un interrogativo: riuscirà il governo a trasformare la stabilità formale in una credibilità operativa? Riuscirà a trasformare il simbolo della longevità in un fattore di forza reale, ossia in riforme e politiche tangibili che segnino un cambio di passo per l’Italia? Un punto centrale sarà l’avanzamento delle riforme istituzionali che finora sono rimaste in gran parte sulla carta e che ancora devono affrontare passaggi parlamentari e resistenze interne. La coerenza tra narrativa di stabilità e concretezza dei provvedimenti sarà essenziale per non vedere il record come un pallido segnale e non come un vero salto di qualità.


Da un punto di vista internazionale, la durata del governo garantisce una maggiore prevedibilità verso i partner europei e gli operatori economici. Un governo che non cambia ogni sei mesi è più credibile per gli investitori, per le istituzioni europee e per i mercati, e questo fattore è stato più volte richiamato nei commenti che hanno accolto la notizia del sorpasso su Craxi. La stabilità permette all’Italia di giocare da interlocutore affidabile nella definizione delle strategie europee, nella gestione dei fondi comunitari e nella partecipazione alle dinamiche globali. Tuttavia, la stabilità va accompagnata da capacità di innovazione e cambiamento: un governo di lungo corso che appare fermo o poco dinamico rischia di essere penalizzato dal confronto internazionale che propone sempre nuove sfide.


Il fenomeno del superamento della soglia storica coincide dunque con una fase di rilettura: non più solo la durata, ma cosa si è fatto e cosa si farà. Il governo Meloni entra nella storia per essere rimasto in carica tanto a lungo, ma entra anche in una nuova fase nella quale la posta in gioco è il saper tradurre questo tempo in risultati concreti e percepibili. La durata diventa un capitale politico e istituzionale che va gestito e valorizzato.

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