Germania, fino a 2.000 euro esentasse per chi lavora oltre l’età pensionabile: la nuova misura per trattenere i senior nel mercato del lavoro
- piscitellidaniel
- 14 ott
- Tempo di lettura: 3 min
La Germania introduce un incentivo fiscale rivolto ai pensionati che decidono di restare attivi professionalmente anche dopo aver raggiunto l’età pensionabile. Il provvedimento consente di percepire fino a 2.000 euro al mese di reddito da lavoro esentasse, favorendo così la permanenza dei lavoratori più anziani nel mercato e contrastando la carenza di manodopera che sta mettendo sotto pressione diversi settori dell’economia tedesca.
Il nuovo regime, promosso dal Ministero delle Finanze, si inserisce in una strategia più ampia di riforma del sistema previdenziale e del mercato del lavoro. In Germania la popolazione attiva sta diminuendo rapidamente, con un numero crescente di persone che escono dal lavoro rispetto a quelle che vi entrano. Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, ogni anno circa 350.000 lavoratori lasciano definitivamente il mercato per pensionamento, mentre la generazione subentrante non riesce a colmare il vuoto. Per mantenere la produttività e ridurre la pressione sul sistema pensionistico, Berlino punta a incoraggiare i senior a prolungare la loro attività, almeno parzialmente.
La misura si applica a chi ha già raggiunto l’età legale per il pensionamento, fissata a 67 anni, e sceglie di continuare a lavorare come dipendente o autonomo. I redditi percepiti fino alla soglia di 2.000 euro mensili non saranno soggetti a tassazione, mentre eventuali importi superiori continueranno a essere tassati secondo gli scaglioni ordinari. La pensione percepita, invece, rimane invariata e non subisce penalizzazioni. In questo modo il prolungamento lavorativo diventa più vantaggioso, senza rischi di riduzione dei benefici previdenziali maturati.
Il governo tedesco sottolinea che l’obiettivo non è solo economico ma anche sociale. Si intende favorire un modello di invecchiamento attivo, che valorizzi le competenze e l’esperienza dei lavoratori maturi e allo stesso tempo riduca l’isolamento e l’inattività. La misura punta inoltre a rafforzare la trasmissione di know-how tra generazioni nei settori tecnico-industriali, dove il ricambio generazionale è più difficile.
Negli ultimi anni il numero dei pensionati attivi è in costante aumento. Nel 2023 circa 1,1 milioni di tedeschi in età pensionabile risultavano ancora occupati, pari al 9 % del totale degli over 67, un valore quasi doppio rispetto al 2010. L’introduzione della soglia esentasse mira ad accelerare ulteriormente questa tendenza, rendendo più conveniente per molti continuare a lavorare part-time, svolgere consulenze o attività artigianali, senza incorrere in aggravi fiscali.
Il provvedimento si affianca a un insieme di riforme più ampie sul fronte fiscale e previdenziale. Già oggi in Germania il sistema prevede un’esenzione parziale della pensione (Rentenfreibetrag) e una soglia di reddito minimo non tassabile (Grundfreibetrag) pari a circa 11.600 euro annui. Con la nuova misura, la “no tax area” si estende per chi lavora oltre i limiti della pensione, creando un incentivo mirato per i redditi integrativi. L’obiettivo è trattenere nel sistema produttivo figure esperte senza penalizzarle dal punto di vista fiscale.
Un altro aspetto chiave riguarda la flessibilità. Il regime permette ai pensionati di scegliere liberamente quanto e come lavorare, anche con incarichi temporanei o collaborazioni autonome. Le imprese, soprattutto nei settori ad alta intensità di manodopera o nei servizi, possono così contare su risorse qualificate per periodi limitati, evitando di sostenere i costi di assunzioni a lungo termine. Le aziende potranno offrire contratti più brevi, adatti alle esigenze di chi desidera ridurre l’impegno ma restare attivo professionalmente.
La soglia dei 2.000 euro mensili è stata calcolata come valore medio sufficiente a garantire un reddito integrativo rilevante ma sostenibile per le casse pubbliche. Le autorità fiscali prevedono un impatto moderato sui conti statali, compensato dai benefici derivanti da una maggiore permanenza dei lavoratori nel circuito economico. Ogni pensionato che continua a lavorare contribuisce comunque attraverso i contributi sociali e i consumi interni, con effetti positivi sul gettito e sulla domanda complessiva.
Il tema del lavoro post-pensionamento è al centro del dibattito politico anche in altri Paesi europei. Con l’allungamento della speranza di vita e il calo delle nascite, l’equilibrio dei sistemi pensionistici richiede nuove soluzioni che combinino flessibilità e sostenibilità. La Germania si propone così come modello di riferimento, mostrando come un incentivo fiscale possa rendere più fluida la transizione tra lavoro e pensione e contribuire a mantenere attiva una parte consistente della popolazione anziana.
Il nuovo regime entrerà in vigore dal 2026, ma alcune aziende hanno già iniziato a riorganizzare i propri piani di gestione del personale per accogliere questa possibilità. Nei settori tecnico-manifatturieri, nella logistica e nei servizi pubblici si prevede che il numero dei lavoratori pensionati in attività possa aumentare fino al 15 % entro i prossimi cinque anni. La misura è vista anche come strumento per valorizzare l’esperienza e preservare competenze che rischierebbero di andare perdute con l’uscita definitiva dal lavoro.

Commenti