Export, il piano di Orsini: “Più 80 miliardi per l’Italia con un nuovo modello industriale internazionale”
- piscitellidaniel
- 15 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Un ambizioso progetto per rilanciare l’export nazionale
Durante un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, il presidente designato di Confindustria Emanuele Orsini ha annunciato l’intenzione di avviare un piano strategico con l’obiettivo di aumentare di 80 miliardi di euro l’export italiano nei prossimi anni. Si tratta di una proposta destinata a diventare il fulcro dell’azione industriale della nuova presidenza, il cui mandato inizierà ufficialmente a maggio 2025. L’idea nasce dalla consapevolezza che l’Italia, pur vantando un’ottima performance commerciale su scala globale, ha ancora enormi margini di crescita nei mercati emergenti e in quelli oggi scarsamente presidiati dalle imprese italiane.
Il progetto non si limita a un incremento quantitativo, ma punta a definire una strategia sistemica, fondata su innovazione, internazionalizzazione e supporto concreto alle imprese esportatrici, in particolare quelle di piccola e media dimensione. Orsini ha definito il piano “un volano per rafforzare la competitività del Made in Italy nel mondo”.
Le direttrici strategiche del piano export
Il piano si articola lungo quattro direttrici principali: apertura di nuovi mercati, potenziamento delle strutture di supporto pubblico e privato all’export, promozione del brand Italia e sviluppo della logistica. Secondo Orsini, è necessario “ripensare profondamente il modello con cui l’Italia si presenta all’estero”, anche alla luce delle tensioni geopolitiche, della transizione digitale e dei nuovi paradigmi ambientali.
Un punto centrale sarà la costruzione di una cabina di regia unificata che metta a sistema l’attività di SACE, ICE, SIMEST, ministeri e rappresentanze estere. L’obiettivo è garantire un percorso unico di accompagnamento per le imprese, dalla prima consulenza alla gestione operativa della presenza sui mercati.
Strumenti concreti per le imprese
Il piano prevede la messa in campo di strumenti finanziari e operativi calibrati sulle esigenze delle imprese esportatrici. Tra questi:
Un fondo rotativo da oltre 5 miliardi di euro per il finanziamento dell’internazionalizzazione, destinato in particolare alle PMI;
Nuovi accordi con banche italiane ed estere per facilitare il credito all’export e la copertura assicurativa dei rischi commerciali;
Una rete di consulenti territoriali dedicati esclusivamente all’internazionalizzazione, in collaborazione con le associazioni di categoria;
Un piano promozionale triennale, con focus su fiere internazionali, eventi B2B e campagne digitali geolocalizzate nei mercati prioritari.
Per rafforzare l’efficacia del piano, verranno rivisti i criteri di accesso agli strumenti pubblici, con un’attenzione particolare ai settori più innovativi, ai progetti in filiera e alle imprese guidate da giovani e donne.
Focus su mercati strategici e settori trainanti
Il piano individua una ventina di mercati prioritari in cui l’Italia intende incrementare la sua presenza commerciale: tra questi, India, Indonesia, Vietnam, Brasile, Messico, Arabia Saudita, Nigeria e Sudafrica. In queste aree, l’Italia presenta ampi margini di miglioramento, sia per quote di mercato sia per livello di penetrazione settoriale.
Parallelamente, saranno rafforzati i presidi nei mercati maturi, come Stati Uniti, Germania e Giappone, con l’obiettivo di consolidare la leadership in settori chiave come meccanica, farmaceutica, agroalimentare, moda e componentistica industriale.
Un’attenzione specifica sarà riservata all’export di servizi e tecnologie digitali, ambiti in cui l’Italia è ancora sotto-rappresentata rispetto ad altri paesi europei. Il piano prevede un supporto ad hoc per le startup e le PMI innovative che intendono espandersi all’estero, con il coinvolgimento di venture capitalist e network internazionali.
Una nuova visione del ruolo industriale dell’Italia
Oltre ai numeri, Orsini ha chiarito che il piano intende ridefinire il ruolo dell’Italia nel nuovo ordine industriale globale. Secondo il futuro presidente di Confindustria, l’Italia deve posizionarsi come fornitore di eccellenze tecnologiche e produttive, puntando su sostenibilità, qualità e flessibilità. “Non siamo solo un paese manifatturiero: siamo il secondo paese industriale d’Europa. Ma dobbiamo essere anche il primo in termini di innovazione nei rapporti internazionali”, ha sottolineato.
Il piano guarda anche alla ridefinizione delle filiere globali post-pandemia e post-conflitti, proponendo l’Italia come piattaforma logistica e industriale al centro del Mediterraneo. In quest’ottica, Orsini ha citato la necessità di investire in infrastrutture portuali, interporti e connettività ferroviaria con i Balcani, il Nord Africa e l’Europa dell’Est.
Impatto previsto e obiettivi economici
Con un incremento previsto di 80 miliardi di euro nelle esportazioni entro il 2030, il piano potrebbe portare il valore totale dell’export italiano oltre i 700 miliardi. Questo implicherebbe una crescita media annua dell’export del 4-5%, superiore rispetto alle medie pre-Covid.
Il moltiplicatore economico derivante da tale crescita potrebbe generare tra i 300.000 e i 500.000 nuovi posti di lavoro diretti e indiretti, rafforzando l’intero sistema produttivo nazionale e migliorando l’equilibrio della bilancia commerciale italiana.
Orsini ha infine sottolineato che “l’Italia ha tutte le carte in regola per essere una potenza industriale esportatrice. Ma serve visione, coesione e volontà politica per accompagnare le imprese in questo salto di scala”. Il piano sarà discusso in dettaglio con le istituzioni nelle prossime settimane e inserito come priorità nel programma triennale di Confindustria.
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