
Abbiamo intervistato Don Dario Acquaroli, che presta servizio da settembre 2017 presso il Patronato San Vincenzo, organizzazione caritatevole della Diocesi di Bergamo, affiancando inizialmente don Fausto Resmini. Dal 2020 gestisce alcune delle attività più note: il servizio Esodo e la mensa dei poveri è anche cappellano del minorile di Bergamo. Lo abbiamo intervistato con particolare interesse alle attività che l’organizzazione svolge a favore di chi vive in strada.
Ci può raccontare in breve la sua “carriera” da prete?
Già durante il seminario conosco il Patronato grazie all’ex direttore don Fausto Resmini. Al termine del seminario svolgo 4 anni di servizio come curato presso l’oratorio di Santa Caterina in città poi, come sognavo, il Vescovo mi ha concesso di affiancare don Fausto nella gestione delle attività del Patronato. Alla tragica morte per Covid di don Fausto nel marzo 2020 ho preso le redini delle attività che egli dirigeva, e da allora mi occupo di affiancare e gestire i servizi del Patronato rivolti agli ultimi: carcere minorile, servizio esodo e mensa dei poveri
Cos’è il Servizio Esodo?
Il Servizio Esodo nasce all’inizio degli anni ’90 per volontà di Don Fausto per incontrare i ragazzi del Minore che, usciti dalla comunità, spesso tornavano in strada. Da allora il servizio continua, in collaborazione con gli educatori di Caritas, cercando di portare un aiuto a chi non ha le forze di cercarlo. Il servizio viene svolto con un camper, che scende in strada di sera distribuendo cibo, coperte e vestiti ai senzatetto, con due finalità:
Aiutare i ragazzi ad uscire dalla vita di strada fornendo le risorse e l’aiuto necessario.
Affiancarli nella loro vita di strada, se come purtroppo spesso accade non sono interessati ad uscirne.
Quali sono i servizi offerti dalla Mensa dei Poveri di Bergamo?
Inizialmente l’associazione del Patronato offriva un pasto caldo al giorno ai senzatetto distribuendo sacchetti di cibo caldo in strada. Dagli anni ‘2000, grazie all’amministrazione Bruni, la mensa dei poveri è collocata in un ambiente offerto dal Comune di Bergamo all’Associazione Patronato San Vincenzo, vicino alla Stazione, attorno alla quale tipicamente si radunavano i senzatetto, e distribuisce 150 pasti caldi. Ad oggi la mensa è aperta a tutti: non è necessario registrarsi, e spesso accedono ai servizi della mensa anche persone con domicilio, ma con redditi molto bassi o nulli che non permettono loro di fare la spesa o di arrivare a fine mese.
Chi gestisce questi servizi e come si può entrare a far parte del gruppo dei volontari?
Gestiscono i servizi un gruppo di circa un centinaio di volontari, sempre affiancati da un educatore che dirige il servizio e presta ascolto a chi ha richieste particolari. Per diventare volontario è necessario contattare il coordinatore Fabio Defendi: dopo una conoscenza iniziale, si inizia con un tirocinio affiancati da altri volontari, per poi entrare a far parte del servizio. Poi ogni anno necessario ogni anno completare un corso di formazione per restare in servizio.
Quali sono i problemi più grandi che coinvolgono i vostri servizi?
Oggi stanno tornando sostanze pericolose, che negli ultimi anni sembravano essere sparite: il crack e l’eroina, nonchè droghe sintetiche e cocktail di droghe. Dato che nuove sostanze sono sintetizzate ogni giorno, spesso causano effetti pesanti e permanenti sulla psiche delle persone, e sono decisamente più pericolose rispetto alle droghe “tradizionali”. Anche la Cannabis oggi è trattata in modo particolare, rendendola di fatto una droga pesante. Inoltre mancano i servizi per uscire da questo mondo: mancano case popolari e mancano le risorse economiche per poter permettere ai più volenterosi di uscire dalla strada.
Cosa possono fare cittadinanza e amministrazione? Qual’è il suo messaggio finale?
Se si considera la povertà estrema solo come un “problema” da cancellare si finisce per dimenticare l’umanità di chi si ha davanti. È invece fondamentale sia per l’amministrazione che per la cittadinanza considerare che chi si ha davanti è innanzitutto una persona, e dimenticare la dignità umana spesso impedisce di portare un vero aiuto e risollevare le persone dalla vita di strada.
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