La Cina ha fissato per il 2025 un obiettivo di crescita economica attorno al 5%, in linea con le previsioni del governo, mentre sul fronte geopolitico riafferma con determinazione la volontà di procedere verso la riunificazione con Taiwan. Nel rapporto annuale presentato all’Assemblea Nazionale del Popolo, il premier Li Qiang ha delineato le priorità della Repubblica Popolare, tra cui stabilità economica, innovazione tecnologica e un rafforzamento delle capacità militari in vista delle tensioni con Taipei e l’Occidente.
Obiettivo crescita al 5%: un’economia sotto pressione
La Cina ha mantenuto per il 2025 un obiettivo di crescita simile a quello del 2024, nonostante un contesto globale incerto e una serie di sfide interne che mettono sotto pressione l’economia. La crisi del settore immobiliare, la frenata degli investimenti esteri e l’inasprimento della competizione con gli Stati Uniti e l’Europa stanno rendendo più difficile il raggiungimento di una crescita sostenuta.
Il governo di Pechino ha annunciato misure per stimolare i consumi interni, sostenere le imprese private e potenziare l’industria high-tech, puntando su settori strategici come l’intelligenza artificiale, i semiconduttori e la transizione energetica. La Cina intende anche rafforzare la sicurezza economica riducendo la dipendenza da forniture estere in settori chiave.
Nonostante il target ambizioso, il rallentamento della domanda globale e le restrizioni imposte da Washington sulle esportazioni di tecnologia avanzata rappresentano ostacoli significativi. Inoltre, le tensioni con l’Unione Europea, che sta valutando dazi sulle auto elettriche cinesi, potrebbero incidere sulle esportazioni e sull’industria manifatturiera.
Taiwan torna al centro dell’agenda politica
Oltre alla crescita economica, la leadership cinese ha riaffermato la centralità della questione di Taiwan. Pechino considera l’isola parte integrante del proprio territorio e ha ribadito la necessità di una "riunificazione pacifica", pur non escludendo l’uso della forza se necessario.
Nel suo discorso, il premier Li Qiang ha avvertito che la Cina si opporrà a qualsiasi tentativo di "indipendenza" di Taiwan e ha sottolineato che la questione è una "priorità storica" per il Partito Comunista. Questo messaggio arriva in un momento di crescente tensione nello Stretto di Taiwan, con un aumento delle incursioni militari cinesi nei pressi dell’isola e il rafforzamento della cooperazione tra Taipei e gli Stati Uniti.
L’elezione di Lai Ching-te come presidente di Taiwan, considerato da Pechino un leader favorevole all’indipendenza, ha ulteriormente irrigidito la posizione cinese. Nel 2024, l’Esercito Popolare di Liberazione ha intensificato le esercitazioni militari attorno all’isola, alimentando timori di un possibile conflitto nei prossimi anni.
Più spese militari e sicurezza interna rafforzata
Per sostenere la strategia su Taiwan e garantire la sicurezza nazionale, la Cina ha annunciato un incremento del budget per la difesa. L’Esercito Popolare di Liberazione riceverà maggiori risorse per sviluppare nuove tecnologie belliche, rafforzare la presenza navale nel Mar Cinese Meridionale e contrastare l’influenza americana nella regione indo-pacifica.
Il governo ha anche posto enfasi sulla stabilità sociale e politica, dichiarando che rafforzerà il controllo interno per evitare "influenze esterne" e contrastare eventuali movimenti di protesta o dissenso. La censura sui media e il monitoraggio delle piattaforme digitali rimarranno strumenti chiave per mantenere il controllo sulla popolazione e prevenire crisi interne.
Le reazioni internazionali: preoccupazione per le tensioni con Taiwan
L’annuncio cinese ha suscitato reazioni immediate a livello internazionale. Gli Stati Uniti hanno ribadito il loro impegno nella difesa di Taiwan e hanno intensificato la vendita di armi a Taipei, rafforzando la capacità di deterrenza dell’isola.
Anche l’Unione Europea ha espresso preoccupazione per l’aumento della retorica aggressiva di Pechino, mentre il Giappone e l’Australia stanno potenziando la cooperazione militare con Washington per contenere l’espansionismo cinese nell’area.
Nel contesto di queste tensioni, il 2025 potrebbe essere un anno cruciale per i rapporti tra la Cina e l’Occidente. Se da un lato Pechino punta a una crescita stabile per consolidare il proprio potere economico, dall’altro la questione di Taiwan rischia di portare a nuove crisi diplomatiche e militari che potrebbero avere ripercussioni globali.
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