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Bonus caldaie, il decreto bollette riapre la partita: agevolazioni per gli impianti ibridi, ma è scontro con gli ambientalisti

Il decreto bollette in discussione in Parlamento introduce una nuova cornice normativa destinata a riaccendere il dibattito su uno dei temi più controversi della transizione energetica italiana: gli incentivi fiscali per le caldaie alimentate a gas. Con la dichiarazione di ammissibilità degli emendamenti proposti, in particolare quelli a firma di Alberto Gusmeroli (Lega), si apre la possibilità di reintrodurre gli sconti per le cosiddette “caldaie hybrid ready” e per quelle alimentate con combustibili rinnovabili. Una scelta che, pur rappresentando un'apertura verso la modernizzazione dell’efficienza domestica, ha suscitato forti reazioni da parte delle associazioni ambientaliste, preoccupate per il ritorno ad agevolazioni ritenute contrarie agli obiettivi climatici dell’Unione Europea.


La proposta di modifica agisce sul testo della legge di Bilancio 2025, che, recependo le indicazioni della direttiva europea “Case green”, ha introdotto il divieto di applicazione degli ecobonus e delle detrazioni fiscali ordinarie per le cosiddette “caldaie uniche” a combustibili fossili. La ratio alla base di questa esclusione era orientata a spingere famiglie e imprese verso soluzioni più sostenibili e meno emissive, come le pompe di calore o i sistemi geotermici. Tuttavia, il divieto è stato ritenuto da alcuni troppo rigido e penalizzante per i consumatori, in particolare per quelli che non possono accedere facilmente alle nuove tecnologie per vincoli economici o strutturali.


L’emendamento in discussione introduce una distinzione tecnica tra le “caldaie uniche” e quelle “ibridabili” (ovvero le hybrid ready), cioè progettate per poter essere affiancate a una pompa di calore in un secondo momento. In base alla nuova formulazione, queste ultime non rientrerebbero nella categoria delle caldaie escluse dai benefici fiscali, aprendo la strada a una nuova possibilità di detrazione. Analogamente, anche le caldaie che possono essere alimentate a gas rinnovabili, come biometano o idrogeno, verrebbero escluse dalla definizione di “impianti fossili”, sebbene l’effettiva possibilità di funzionamento esclusivo a combustibile rinnovabile resti oggi in gran parte teorica o non verificabile.


Un decreto ministeriale attuativo, ancora da redigere, dovrà stabilire con precisione le caratteristiche tecniche minime per poter definire una caldaia “hybrid ready” o alimentabile da combustibili rinnovabili. In assenza di paletti stringenti, però, secondo molti osservatori si rischia di mantenere sul mercato dispositivi molto simili a quelli tradizionali, ma formalmente inclusi nel perimetro delle agevolazioni.


Contro questa impostazione si sono schierate le principali sigle dell’ambientalismo italiano: Greenpeace, Legambiente, WWF, Kyoto Club, Arse e Coordinamento Free. In una nota congiunta, le associazioni definiscono “una misura regressiva” la reintroduzione degli incentivi per tecnologie a gas. Secondo il loro punto di vista, continuare a destinare risorse pubbliche a impianti che, pur in parte efficienti, si basano ancora sull’uso di combustibili fossili, rappresenta un errore strategico e una violazione dello spirito delle direttive europee sulla decarbonizzazione degli edifici.


Le stesse associazioni mettono in guardia sul rischio concreto che l’Italia, qualora dovesse adottare norme incoerenti con la legislazione europea, possa essere soggetta a una procedura di infrazione. Più in generale, lamentano una mancanza di coraggio nella scelta delle politiche industriali e fiscali, che dovrebbero privilegiare con decisione le soluzioni full-electric o a impatto climatico nullo, piuttosto che mantenere incentivi a tecnologie intermedie, spesso più comode per l’industria del gas che per la collettività.


Dal fronte parlamentare, i sostenitori della misura parlano invece di realismo. La possibilità di installare caldaie ibride o “green-ready” viene presentata come una forma di transizione progressiva, adatta a contesti in cui l’installazione di pompe di calore integrali risulta tecnicamente o economicamente proibitiva. Inoltre, la scelta di incentivare solo le caldaie predisposte per l’ibridazione o l’alimentazione rinnovabile sarebbe un compromesso utile per garantire accessibilità, efficienza e riduzione delle emissioni rispetto agli impianti obsoleti attualmente in funzione.


Allo stesso tempo, la misura viene inserita all’interno di un quadro di revisione più ampio degli incentivi nel settore dell’efficienza energetica. Altre proposte emendative, come quelle sul bonus elettrodomestici o sulle auto aziendali, sono state infatti scartate nella prima selezione delle modifiche al testo, lasciando intendere che il governo intende concentrare le risorse disponibili su pochi strumenti ritenuti prioritari. In questo scenario, il bonus caldaie torna in gioco come uno degli strumenti “selettivi”, da accompagnare a vincoli tecnici e controlli più stringenti rispetto al passato.


Il dibattito sul decreto bollette e sulla reintroduzione del bonus caldaie è destinato ad animare le prossime settimane di discussione parlamentare. La sfida sarà trovare un equilibrio tra gli obiettivi ambientali e le esigenze di sostenibilità economica delle famiglie, in un contesto dove la riduzione della dipendenza energetica dalle fonti fossili si scontra con le difficoltà concrete della transizione tecnologica nel settore residenziale.

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