Approvato il limite di 45 giorni per le intercettazioni: la Camera dà il via libera definitivo
- piscitellidaniel
- 20 mar
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La Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il disegno di legge presentato dal senatore Pierantonio Zanettin (Forza Italia), che introduce un limite massimo di 45 giorni per la durata delle intercettazioni. Il provvedimento ha ottenuto 147 voti favorevoli, 67 contrari e un astenuto. Il testo era già stato approvato dal Senato il 9 ottobre 2024.
Contenuto del provvedimento
La nuova legge modifica l'articolo 267 del codice di procedura penale, stabilendo che le intercettazioni non possano avere una durata complessiva superiore a 45 giorni. Tuttavia, è prevista la possibilità di prorogare tale periodo nei casi in cui l'assoluta indispensabilità delle operazioni sia giustificata dall'emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione. Il limite dei 45 giorni non si applica ai procedimenti relativi a delitti di criminalità organizzata e di terrorismo.
Iter legislativo e dibattito parlamentare
Il disegno di legge ha subito modifiche sostanziali durante l'esame in Commissione Giustizia. Inizialmente composto da tre articoli, il testo originario prevedeva il divieto di intercettare le comunicazioni tra avvocati e assistiti. Successivamente, questa misura è stata incorporata nel disegno di legge presentato dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, e il progetto di legge Zanettin è stato riformulato per introdurre il tetto dei 45 giorni alle intercettazioni.
Durante il dibattito parlamentare, il provvedimento ha suscitato forti critiche da parte delle opposizioni. Il senatore del Partito Democratico Alfredo Bazoli ha definito il limite di 45 giorni come una "tagliola clamorosa" che mette a rischio le indagini su reati gravi come strage, corruzione, bancarotta fraudolenta e violenza sessuale. Ha inoltre sottolineato che il periodo di tempo è stato stabilito senza alcuna verifica né istruttoria adeguata.
Anche il senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Scarpinato ha espresso preoccupazione, affermando che il provvedimento rappresenta un "vero e proprio favoreggiamento del crimine" e un "disarmo unilaterale dello Stato".
Posizione della magistratura
L'Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha espresso critiche al disegno di legge, ritenendo che la limitazione della durata delle intercettazioni possa rendere più difficile l'accertamento della verità in relazione a reati gravi come rapine, violenze sessuali e maltrattamenti su minori in ambito familiare. Il presidente dell'ANM, Cesare Parodi, ha dichiarato che la scelta del governo è legittima, ma comporterà inevitabilmente maggiori difficoltà nelle indagini su determinati reati.
Esclusione dei reati di "codice rosso"
Durante l'iter legislativo, si è discusso sull'opportunità di escludere dal limite dei 45 giorni i reati cosiddetti da "codice rosso", relativi alla violenza contro le donne. Alla fine, si è deciso di lasciare il testo così com'è stato approvato al Senato, con l'impegno del governo a escludere dal tetto dei 45 giorni anche questo tipo di reato attraverso un altro provvedimento.
Reazioni politiche
Il deputato di Forza Italia Enrico Costa ha definito la norma come una "norma di civiltà giuridica", sottolineando l'importanza di garantire un equilibrio tra le esigenze investigative e la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini.
D'altro canto, le opposizioni hanno manifestato preoccupazione per le possibili conseguenze della legge sulle indagini relative a reati gravi. Il timore è che la limitazione della durata delle intercettazioni possa compromettere l'efficacia delle indagini e la capacità dello Stato di perseguire determinati crimini.
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