Accordo Italia-Albania sui migranti: la Commissione UE conferma la compatibilità con il diritto europeo
- piscitellidaniel
- 31 mar
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La Commissione europea ha confermato che il protocollo d’intesa firmato tra Italia e Albania per la gestione dei migranti non viola il diritto dell’Unione, purché venga attuato nel rispetto delle norme europee. La valutazione, espressa ufficialmente da Bruxelles, arriva dopo settimane di dibattito giuridico e politico interno all’Italia e all’Unione sulla compatibilità dell’intesa con il sistema comune europeo di asilo. L’oggetto della controversia riguarda la decisione del Governo italiano di trasferire in Albania i migranti salvati in mare per svolgere lì le fasi di identificazione e, in caso di inammissibilità della domanda di asilo, l’eventuale rimpatrio.
Il protocollo, siglato il 6 novembre 2023 tra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama, prevede la creazione di due strutture in territorio albanese sotto giurisdizione italiana: un centro di sbarco nel porto di Shëngjin e un centro di trattenimento a Gjader, nell’entroterra. I due centri, secondo l’accordo, dovranno ospitare un massimo di 3.000 persone per volta, e fino a 39.000 migranti ogni anno. I costi di gestione saranno interamente a carico dell’Italia.
Dopo l’approvazione parlamentare dell’accordo, è stato pubblicato il decreto-legge che ne disciplina le modalità attuative. Il testo prevede, in particolare, che le operazioni di salvataggio compiute da navi militari italiane al di fuori delle acque territoriali non configurino un accesso automatico al territorio nazionale, rendendo così possibile il trasferimento diretto dei migranti nei centri albanesi. A tal fine, l’Albania ha concesso extraterritorialità giuridica alle due strutture, consentendo all’Italia di esercitare lì la propria sovranità in materia amministrativa e giurisdizionale.
I rilievi giuridici mossi da diversi esperti e da organizzazioni per i diritti umani hanno riguardato in particolare il rispetto delle norme europee sui diritti fondamentali, sul divieto di respingimento e sull’obbligo di esaminare le domande d’asilo presentate da chiunque giunga sotto giurisdizione di uno Stato membro. Dubbi sono stati sollevati anche circa il principio della non discriminazione, e la possibilità che i migranti subiscano un trattamento detentivo senza un'adeguata tutela giurisdizionale.
La Commissione europea ha chiarito che l’accordo bilaterale tra Italia e Albania non rientra direttamente nell’ambito del diritto comunitario, poiché non coinvolge due Stati membri dell’Unione. Tuttavia, resta fermo che l’Italia, anche quando opera fuori dai confini dell’UE, deve rispettare i principi fondamentali derivanti dai trattati europei e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione. Di conseguenza, l’esame delle domande di asilo, la garanzia di un equo procedimento e il rispetto della dignità dei migranti devono essere assicurati anche nei centri in Albania.
Nel decreto attuativo, il governo italiano ha specificato che i migranti saranno informati del loro diritto a presentare domanda d’asilo e avranno accesso a un interprete, a un avvocato e a un giudice. Le misure di trattenimento saranno sottoposte al controllo della magistratura italiana, così come previsto dal diritto nazionale. Resta invece escluso che il trasferimento in Albania si applichi a donne incinte, minori non accompagnati e soggetti vulnerabili, che continueranno a essere accolti in Italia.
Secondo quanto comunicato dall’esecutivo italiano, il protocollo ha l’obiettivo di rafforzare i canali legali di ingresso e colpire le reti criminali di trafficanti di esseri umani. Il modello albanese è stato descritto come uno strumento di “deterrenza” e di efficienza operativa, capace di velocizzare le procedure di rimpatrio e alleggerire il carico sul sistema di accoglienza nazionale.
Sul piano politico interno, l’iniziativa è stata al centro di uno scontro tra maggioranza e opposizione. Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno criticato il piano, accusando il governo di voler esternalizzare i diritti e creare “centri di detenzione” al di fuori del territorio italiano. La leader del PD Elly Schlein ha parlato di “scelta pericolosa” e “anticostituzionale”, mentre Giuseppe Conte ha chiesto il ritiro del decreto. D’altra parte, la maggioranza ha difeso l’accordo come una risposta concreta all’emergenza migratoria, in un contesto europeo ancora privo di un meccanismo comune di redistribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo.
Nel frattempo, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha ribadito la necessità per l’Europa di rafforzare la cooperazione con i Paesi terzi per il controllo delle frontiere esterne, ricordando che iniziative come quella italiana devono essere accompagnate da garanzie di rispetto dei diritti umani e da una gestione trasparente dei flussi. In parallelo, è in fase di approvazione il Patto sulla Migrazione e l’Asilo, che dovrebbe riformare l’intero sistema di gestione dei migranti a livello europeo entro la fine del 2025.
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